Vacanze da dimenticare
- Irene Morselli
- 29 apr 2019
- Tempo di lettura: 13 min
Vi ricordate l’estate che vi ho raccontato? Quella quando, ancora quindicenne, fui costretto ad andare a casa dei Von Adelmann in seguito ad un loro invito. Beh, ormai tutto ciò che era successo era alle spalle da diversi mesi, avevo ripreso ad andare in accademia, Levistus immagino che avesse ricominciato la sua normale vita trovando il modo di non far disonorare troppo la sua promessa… O forse questo lo avevano fatto i suoi genitori, a lui non importava nulla di Gretl in fondo. L’accademia militare dove studiavo era praticamente dalla parte opposta di dove vivevo. Infatti passavo tutto il mio tempo lì dentro, avevo la mia stanza, i miei amici, i miei nemici… non vi dico cosa succedeva in quel posto, non è di questo che parla la storia. Mio padre quell'anno, all'inizio delle vacanze pasquali, mi fece venire a prendere in carrozza, a mia grande sorpresa perché passavo solo le estati con loro. “Buongiorno padre! Cosa vi porta qui?” “Ho pensato che ti sarebbe stato gradito tornare a casa per Pasqua.” “Avete avuto un magnifico pensiero… Ma per quale motivo? C’è un evento particolare?” Parlavamo così, era insopportabile fare una conversazione lunga, con tutto ciò che c’era da pensare, come coniugare i verbi, i soggetti, come essere eleganti. (Certo, per il secolo era naturale, ma mi ha sempre infastidito.) “Abbiamo ospiti per Pasqua.” Lo guardai entusiasta, pensavo mi avesse trovato la fidanzata e volesse farmela conoscere, insomma, avevo già sedici anni compiuti! Per il tempo stavo già invecchiando. “Potrei sapere di chi si tratta?” “Sono i Von Adelmann, è buona creanza ricambiare la loro gentile ospitalità.” “Cosa?! Dopo quello che è successo?!” “Che non succederà di nuovo, vero, Sealtiel?” “No, padre, io non posso proprio sopportare la vista di quel loro figlio!” “Dove li spendi i soldi che ti mando in più, oltre a quelli necessari per le rette dell'accademia?” Lo guardai perplesso, arrossii leggermente, toccandomi i riccioli. “Perché mi fate questa domanda? Non posso forse usarli come meglio credo?” “Naturalmente, ma per continuare ad averli sarebbe opportuno che ti comportassi a modo, soprattutto con i nostri ospiti.” “Va bene padre…” Ok, lo so che cosa state pensando: Cosa ci facevi con quei soldi da non poter proprio rinunciare a riceverli e accettare di vedere Levistus? E so anche che pensate di sapere la risposta per colpa di Dispater! Ogni volta che ci sono io, Dispater mi accusa di essere un puttaniere! Beh avevo sedici anni, vivevo in una accademia militare con soli uomini, cosa avrei dovuto fare?! Scoparmi un uomo come facevano alcuni miei compagni? No! Pagavo alcune signorine dei locali intorno! Non c’eravate al tempo, non giudicatemi!
Stavo componendo seduto al pianoforte nella mia stanza quando il maggiordomo entrò bussando appena. “David, che modi sono questi?” “Perdonatemi, signor Levistus, ma vostra madre mi ha incitato a portarvi questo strudel appena fatto con la massima urgenza.” Lo guardai sorpreso, ero deciso a rifiutare quel dono improvviso e che portava con sé chissà quale tranello, ma mi accorsi che lo stavo già mangiando prima ancora di oppormi. “A cosa devo un intero strudel per me, fattomi portare addirittura in camera? È di nuovo il mio compleanno?” “No signore, a quello mancano esattamente 42 giorni.” “Allora per cosa è lo strudel?” “Tra quattro giorni sarà pasqua, signore.” “Ebbene…?” “Penso che dobbiate parlare con vostra madre, signor Levistus.” “Sapete David… Voi siete troppo enigmatico. Vado da mia madre, non mangiate il mio strudel!” “Non mi permetterei mai, signore.” Corsi in sala trovando mia madre che dava direttive ai domestici come se dovessimo partire da un momento all'altro. “Oh sì, così vanno bene le tende, ricordatevi di aprire comunque le finestre in nostra assenza perché la casa deve essere sempre fresca e…” “In ordine impeccabile e di una eleganza sopraffina.” Risposero in coro le due domestiche, mia madre le guardò sorpresa per poi ridere allegra. “Che brave giovani.” “Madre, cosa sta succedendo?” “Oh, Levi, mio adorato, David ti ha portato lo strudel?” “Cosa sta succedendo?!” “Andiamo via per pasqua.” “Ma…” La guardai sorpreso. “Come per Pasqua? Ma Pasqua è tra quattro giorni, io devo andare sul monte…” “Ah ancora questa storia!” Esclamò mio padre entrando in sala in quel momento, ridendo di pancia, gioioso, come suo solito. “Cosa vuoi andare a fare su un monte!” “Ma è la notte di Valpurga!” “Levistus! Stare mezzo nudo intorno ad un falò sporcandoti le mani? Non è da te, caro, torneresti in un istante.” “No io… Il viaggio è lungo, devo essere lì per il 30 aprile, Pasqua è il 21, io non vengo!” “Ci hanno invitato tutti e tre, Levistus, è buona educazione, sarei molto sorpreso se proprio tu violassi questa regola.” “Mi parlate voi di buona educazione? Voi che avete provato ad insegnarmi tutta la vita a non darvi del voi?” “E non ci siamo riusciti…” Mormorò mia madre ridacchiando leggermente, mi accarezzò al volto cercando di sistemarmi i capelli. “Levi, mio adorato, i Von Cavriani abitano proprio nella direzione della tua meta, rimani per pasqua e vedrai che riuscirai ad andare dove vuoi il 30…” “I Von Cavriani!? E dopo ciò che quel moccioso si è permesso di fare, prendendosi beffe di me, voi volete andare da loro?!” “Tutti meritano una seconda possibilità.” “Ah no, mi rifiuto categoricamente, ho 19 anni, 19! Io non vengo da nessuna parte!” Non… Non chiedetemi come mi sono trovato sul treno l’indomani mattina, seduto tra i miei genitori che gioiosi ammiravano il paesaggio. Ero già nervoso.
A casa mia i preparativi erano in fermento, i miei genitori si sentivano chiaramente colpevoli per ciò che avevo fatto quell'estate. Mia madre mi chiamò da parte mentre sistemandomi la giacca elegante che indossavo, guardavo attorno quel via vai di domestici super impegnati. “Sealtiel, mi auguro che terrai un comportamento che si conviene ad un Von Cavriani.” “Io lo farò, madre, ma Von Adelmann lo farà?” Mi guardò serissima, odiavo quello sguardo in mia madre, lo usava solo contro di me. “Voglio ricordarti che hai fatto tutto te.” “Va bene, madre, come credete.” “Non osare tenere quel tono con me, non mi interessa se sei un cadetto, io rimango sempre tua madre.” Annuii sbuffando mettendomi a braccia conserte. “Sealtiel, voglio che tu chieda scusa a Levistus per il tuo comportamento.” “Cosa?? Madre non…” “Lo esigo.” “E va bene.” Dissi tra i denti nervoso, mia madre si allontanò, strinsi i pugni irritatissimo, mi chiesi chissà quali piani si fosse preparato lui per dare fastidio a me.
Occupai tutto il tempo del viaggio per calcolare quanto tempo mi sarebbe servito, con quella sosta indesiderata a casa Von Cavriani, per raggiungere in orario il monte Brocken. Al tempo non potevo nemmeno sfruttare il potere che mi permette di spostarmi in un istante da un luogo all'altro, poiché non ero ancora un arcidiavolo, solo un semplice devil più forte di altri. La fortuna mi assisteva perché Sealtiel abitava sul confine dell’Austria ed era in realtà molto comodo per la mia direzione. Potevo concedermi i due giorni di Pasqua in tutto ozio, avrei evitato come la peste il ragazzino, sarei stato comunque educato come si conviene ad un gentiluomo, e poi sarei partito il 23 mattina stesso, incurante di qualsiasi possibile obiezione. Mia madre appoggiò la testa sulla spalla di mio padre sorridendo dolce, stringendogli la mano. “Ma quanto è bello il nostro Levistus così concentrato?” “Perché, c’è un momento in cui non lo è?” Sbuffai senza nemmeno alzare lo sguardo, ero così stanco di tutte quelle continue attenzioni e complimenti, mi mancava mio nonno, lui aveva il coraggio di lasciarmi cadere a terra e darmi del ‘coglione imbranato’. “Levistus, dovremmo parlare del mio lavoro, ora che finalmente non sei chiuso nella tua stanza, io…” “Ah! Che bella casa!” Per fortuna mia madre mi evitò quella questione con il suo commento che indicava che fossimo arrivati. Mio padre era preoccupato per il mio futuro lavorativo, non pensava potessi vivere per conto mio solo con la mia musica, quindi voleva essere sicuro che sapessi portare avanti il suo lavoro. Scendemmo dalla carrozza venendo accolti in modo molto cordiale. I genitori di Sealtiel erano due persone d’oro, educate, rigide nei modi, molto formali. I genitori perfetti. “Ricordate nostro figlio Sealtiel?” “Come dimenticarlo!” Rispose mio padre, lui mi guardò serissimo per poi fare un inchino davanti a me. “Signor Levistus, volevo scusarmi per l’orribile atteggiamento che ho avuto nei vostri confronti e per i modi tenuti mentre ero ospite gradito nella vostra casa.” “Oh, non ce n’è bisogno, tutto perdonato!” Rispose mia madre allegra lasciandosi poi guidare da quella di Sealtiel per vedere la casa. Penso che a Sealtiel fosse stato detto di aspettare il mio perdono, perché rimanemmo entrambi nel corridoio, io in piedi davanti a lui e lui inchinato. Era una sensazione bellissima. Alzò lo sguardo chiaramente irritato mentre io sogghignai in tutta risposta. Mi tolsi il cilindro, la giacca e il bastone porgendoglieli. “Non avete un maggiordomo qui?” “Sì, ma quando è impegnato in altri compiti sappiamo arrangiarci.” “Devono avervi educato bene in accademia, ma non abbastanza, dato che ancora rispondete.” Lo guardai appendere le mie cose nel guardaroba, era assolutamente irritato. Ammetto che volevo prendermi una piccola rivincita, ma avrei lasciato cadere lì la cosa, non avevo assolutamente intenzione di litigare per due giorni con un adolescente. Mi portò nel salone mentre un domestico portava nella camera preparata per me la mia valigia. Era un salone normale per la tipica nobiltà austriaca ma aveva in aggiunta questo bellissimo pianoforte a coda antico, poteva essere massimo di metà del 1700. Lo accarezzai con la mano mentre Sealtiel parlava di chissà cosa, premetti qualche tasto notando che non era accordato. Aprii il coperchio mettendomi a fare quel lavoro, era inaccettabile che un pianoforte come quello rimanesse stonato. “Quindi… Vuoi un sigaro?” Lo ignorai, non solo perché ero concentrato su altro, ma anche perché mi aveva dato del tu. “Oh davvero? Vuoi continuare con questa cosa del voi per sempre?” “Non vi sento… Sapete, quel vostro difetto di pronuncia!” “Che è successo a Gretl?” “I suoi genitori l’hanno costretta a farsi suora perché nessuno voleva più sposarla… Chissà a causa di chi.” “Come… No! Perché non l’avete sposata? Non ve ne importava nulla!” “Appunto, non vedo perché avrei dovuto essere così clemente e magnanimo con una donna rovinata di cui non mi interessava assolutamente nulla. Sono l’uomo più ricco di Vienna, Von Cavriani, ho degli standard.” “Ma questo è…” “Crudele? Non è più crudele rovinare una reputazione e poi sparire nel nulla? Avete sedici anni ormai, ditemi, non potevate sposarvi lo scorso anno, salvando la reputazione di quella giovane e evitandole la vita monastica?” “No io… Io vado in accademia, sono ancora piccolo, non posso sposarmi!” “Piccolo? Non eravate piccolo quando avete rovinato la mia esibizione con le vostre turpitudini!” “Beh, voi avete 19 anni, potevate sposarvi voi, vivere per conto vostro invece di essere costretto a venire in casa nostra a rivedere colui che ha rovinato la vostra esibizione, che, tra l’altro, non era nemmeno così speciale!” Ridacchiai sedendomi al pianoforte e iniziando a suonare, ora andava bene, o per lo meno, era più gradevole di prima. “Quello è il pianoforte di mia madre, non potete suonarlo.” Chiusi il coperchio dei tasti sospirando leggermente stizzito. “Siete solo un giovane dispettoso ed infantile.” “Voi siete arrogante e presuntuoso, in casa mia!” “In casa di vostro padre, e con il padrone di casa non mi permetterei mai di essere arrogante. Se lo sono con voi è solo perché lo meritate.” “Avete iniziato voi questa storia!” Mi avvicinai a lui fissandolo negli occhi, aveva solo sedici anni ma era già alto quanto me, ed era grosso il doppio, - cosa diavolo fanno in quelle accademie? -. In ogni caso, ero più grande di lui, e con il mio potere… Tenetevi forte per ciò che sto per dire, e ricordate sempre che lui è l’arcangelo Sealtiel ora… Con il mio potere ero anche più forte. Anche se mai mi sarei abbassato ad una cosa tanto vile quanto combattere con qualcuno. “Io? Sono io che sono venuto a casa vostra, ho iniziato a dare confidenza senza che mi fosse concessa, ho insultato la musica del padrone di casa, ho iniziato a tormentarlo con la tromba, ho rovinato la sua esibizione a teatro, ho rovinato la reputazione della sua promessa ed in aggiunta sto provando a rinfacciarglielo? Ditemi voi.” “Così mi fate sembrare una brutta persona!” “Forse lo siete.”
Uscì dal salone con il suo solito fare altezzoso, io… Avevo capito che fosse già nervoso per conto suo. Lui non voleva essere a casa mia per Pasqua, probabilmente non voleva nemmeno passarla con i suoi stessi genitori, e ora so che era anche assillato proprio dai genitori nella sua vita privata. Nonostante avessi notato il suo disagio io… Io sono il principale colpevole di ciò che successe a Pasqua, io feci arrabbiare Levistus, io fui la goccia che fece traboccare il vaso. Ora, vorrei giustificarmi dicendo che ero nervoso per via della vita in accademia, dove o sei bullo o vieni bullizzato, dove devi mostrare anche le unghie che non hai, ma mentirei. A me piaceva la vita in accademia, più della vita in casa, quindi sarebbe solo una enorme bugia dire ora che mi comportai come un bambino dispettoso per via della scuola. Spero però di poter attribuire una delle cause del mio comportamento alla mia giovane età, all’adolescenza, al fatto di essere davvero un bambino dispettoso al tempo. Non mi piacque come mi parlò in sala, non mi piacque sapere di Gretl, soprattutto perché ero consapevole che fossi l’unico che poteva salvarla dalla vita monastica, e l’avrei fatto se i miei genitori mi avessero detto che quelli di Gretl erano venuti per trattare un matrimonio. Lo avrei fatto. Schmusen, il mio gatto, mi avvertì che era una pessima idea la mia, di non stuzzicare Levistus perché non era tranquillo come pensavo, non si sarebbe lasciato prendere in giro a lungo, avrei dovuto ascoltare il mio micio al tempo. Invece non lo feci, iniziai a cercare di mettere in imbarazzo Levistus in ogni istante, quando lo vedevo in una stanza ci andavo io e con la scusa di dover studiare o allenarmi, lo cacciavo. Quando lo sentivo suonare con il violino, iniziavo a suonare la tromba. Alla sera e alla mattina presto suonavo la marcia militare o l’adunata generale. Il giorno di Pasqua, dopo un pranzo da dimenticare, senza entrare nei dettagli per questo, mi sedetti fuori dalla sua camera iniziando a suonare la tromba senza sosta. Vidi la porta aprirsi, Levistus aveva il foulard al collo allentato, un bottone della camicia e i polsini slacciati, si passò una mano nei capelli. “Sapete cosa siete voi? Siete un moccioso dispettoso, non siete cresciuto nemmeno di un minuto, anzi, andate solo peggiorando. Probabilmente siete in accademia perché i vostri stessi genitori non sopportavano di avervi in casa, probabilmente non avete fratelli perché temevano nascessero come voi!” Sbottò guardandomi serissimo, io… Ero ancora più offeso, mi alzai da terra fissandolo negli occhi. “Sono stato bandito da metà dei teatri d’Austria per colpa tua!” “No! Solo per colpa tua! Come è giusto che sia per uno scellerato che dice di amare la musica e poi suona una dannatissima tromba!” “Ah! Mi hai risposto dopo che ti ho dato del tu.” Mi guardò ad occhi sgranati, più pallido del solito. Si ricompose all'improvviso tirandosi all'indietro i capelli e sollevandosi le maniche della camicia. “Ok, questo è troppo.” Mi afferrò la tromba di mano iniziando a camminare verso di me, costringendomi ad arretrare verso la rampa di scale. Si sistemò il colletto per poi fissarmi, assottigliando gli occhi come un serpente, stringendo le labbra. Sembrava addirittura più composto e formale del solito, e per assurdo questo mi spaventò a morte, o forse erano i suoi occhi viola, stranamente intensi, o il fatto che avesse in ostaggio la mia tromba. “Io mi sono sempre vantato di avere una pazienza notevole, Sealtiel. Non mi sono mai fatto turbare da nulla, sono sempre stato educato pur potendo non permettermelo. Poi ho incontrato voi. Voi, mi avete fatto arrabbiare.” Piegò la mia tromba con le sole mani, sgranai gli occhi sconvolto mettendo un piede nel gradino più basso, stringendo il corrimano. “Tu, mi hai fatto arrabbiare.” Buttò la mia povera tromba piegata a terra.
Lo spinsi, lo ammetto, mi feci prendere dall'ira del momento e lo spinsi. Sealtiel si fece tutta la prima rampa di scale di schiena, rotolando come un sacco di patate in discesa, ed io confesso che provai un insano piacere a vedere la principale causa del mio stress del periodo cadere disarmato. Scesi i gradini avvicinandomi a lui. Sealtiel si mise seduto, chiaramente dolorante, cercando di allontanarsi da me. Gli pestai una gamba con il piede premendo con tutta la forza che la rabbia mi dava in quel momento, facendolo gemere mentre cercava di liberarsi da quella semplice pressione. “E tu saresti un futuro soldato del glorioso impero austro-ungarico!? Il kaiser dovrebbe vergognarsi di affidare la sicurezza del paese a persone deboli, piagnucolone, dispettose come te!” Mi spinse via alzandosi ma rimanendo appoggiato alla parete, lo fissai sempre più serio, ammetto che nervoso com'ero gli avrei messo sicuramente le mani intorno al collo se non fossero arrivati i nostri genitori, con una reazione che proprio non mi aspettavo. Il padre di Sealtiel lo afferrò al braccio arrabbiatissimo chiedendogli urlando cosa mi avesse fatto, mentre mio padre mi afferrò al polso e dietro la testa facendosi guardare e mia madre mi stringeva a lei accarezzandomi al volto. “Levistus! Levi mio adorato, stai bene?” “Ti sei fatto male?” “Ha il respiro accelerato! Senti il suo cuore Niklas! Oh Dio!” IO avevo fatto cadere per le scale Sealtiel. IO lo avevo battuto senza alcuna difficoltà. IO insomma lo avevo aggredito! E loro, tutti, erano preoccupati per me, per me, perché mi consideravano, mi hanno sempre considerato un debole, uno che aveva bisogno di loro per andare avanti, una persona cagionevole ed indifesa! Mi infuriai a tal punto da allontanarli con la sola energia del mio potere, facendo sbattere mio padre contro il corrimano delle scale e mia madre contro la parete. “Ora basta!” Urlai furioso. Scesi le scale velocemente, arrabbiato, insultando Dio e gli uomini più che mai prima di allora. “Io sono stanco delle vostre continue attenzioni, sono stanco di venire trattato come un bambino malato, sono stanco di ospiti, feste, cerimonie, vacanze, sono stanco di fare sempre ciò che dite, sono stanco della pasqua!” Urlai andando verso la porta. Mia madre mi corse incontro allarmata. “Levistus! Levistus calmati, cosa pensi di fare, dove vuoi andare?” Quando sentii la sua mano sul mio braccio lo spostai bruscamente trasformandomi e da dietro le ali incrociai a malapena i suoi occhi. “Non ci provare neanche.” La prima volta che ho dato del tu a mia madre, prima ed unica, fu quella, dandole di fatto un ordine. Devo dire che in verità ora come ora forse dovrei ringraziare Sealtiel per avermi fatto saltare i nervi. Me ne andai prima da tutte le feste, togliendomi il pensiero del lavoro di mio padre, le preoccupazioni di mia madre, e soprattutto arrivando in tempo per Valpurga. Ero andato via talmente in fretta che non avevo preso nemmeno il borsellino, ed essendo senza soldi, non presi il treno, ma volai per tutto il tragitto. Sul monte Brocken respirai una nuova aria, un solo respiro di quel venticello gelido e sentendo i polmoni riempirsi, sentii ogni altra cosa allontanarsi da me. Avevo voglia di suonare, suonare per tutto il tempo, passeggiando come mai avevo fatto prima. Ma non avevo nemmeno preso il violino per la rabbia, quindi mi concentrai sulla festa, incontrando altre, tante persone che erano già lì come me, aiutando nei preparativi… E quella sera incontrai Asmodeus ma… Beh, questa è un’altra storia.
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