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Un'estate da dimenticare

  • Immagine del redattore: Irene Morselli
    Irene Morselli
  • 28 apr 2019
  • Tempo di lettura: 6 min

Era il 1879, io avevo già 15 anni. Mio padre aveva aiutato il signor Von Adelmann vittima di un furto in città a dicembre. Il padre di Levistus era stato derubato del suo denaro e di un pregevole orologio da taschino e mio padre aveva inseguito ed immobilizzato il ladro. I Von Adelmann per sdebitarsi della cosa ci invitarono a passare un mese nella loro reggia estiva. Io studiavo già in accademia, quindi riuscimmo ad accettare l'invito solo a luglio. Ero... Molto deluso dalla cosa perché dopo nove mesi speravo di passare un po' di tempo in casa mia, con Schmusen e gli amici. “Hanno un figlio i Von adelmann, Sealtiel, sono certo che andrete d'accordo.” “Lui è più grande di te, ma avrete sicuramente qualcosa di cui parlare.” La casa estiva dei Von Adelmann era enorme, sontuosa e con giardini immensi. Mi confortò quest’ultima cosa, almeno avrei avuto un sacco di tempo e spazio per passeggiare. Non sono mai stato un grande lettore quindi non mi sfiorò nemmeno l'idea di starmene seduto da qualche parte a leggere. In compenso mi ero portato la mia tromba. In accademia avevo imparato a suonare l'adunata e la mia trombetta mi piaceva a tal punto che me la portavo sempre dietro. Chissà dov'è finita la mia tromba, ce l'avevo anche i primi tempi a Gan ne sono certo. O forse ne avevo un’altra… Ospiti come noi in casa Von Adelmann c'era anche una famiglia di amici la cui figlia era la promessa di Levistus. Gretl era una giovane di 15 anni, come me, bellissima, bionda, con questi grandi occhi che sbatteva in modo ammaliante ed un seno da... ehm, un gran bel vestito. Quando arrivammo, Niklas, il padre di Levistus, fece gli onori di casa, mostrandoci una grande euforia e stringendo calorosamente la mano a me, mio padre, e infine, baciandola a mia madre. “Philipp è un piacere ed un onore per noi avervi qui!” “Il piacere è nostro, signor Von Adelmann, noi...” “Niklas! Mi da la nausea sentire troppo il mio cognome!” I genitori di Levistus erano fantastici, erano assolutamente l’opposto dei miei. Erano simpatici, vivaci, allegri, socievoli. Forse era anche a causa del loro essere devil che il lignaggio nobiliare non li rendeva degli stoccafissi. I miei erano quelli che volevano sentirsi chiamare madre e padre ed io davo loro del voi mentre Levistus lo faceva contrariamente da quanto desideravano i suoi genitori. Avremmo dovuto fare a cambio. Per quanto volessi bene ai miei, erano un po' troppo marziali. Levistus non era venuto ad accoglierci ed io mi misi a parlare con Gretl. “Cos'è questa musica?” “É Levistus che si esercita.” Ammetto che ne rimasi affascinato, non ho mai sentito nessuno suonare come Levistus, ed il pianoforte, quello che stava suonando in quel momento, è il mio strumento preferito. Era, ora è la batteria. Per praticamente tutto il giorno, corteggiai Gretl. Conobbi Levistus solo a cena, quando si degnò di farsi vedere. “Caro, lui è Sealtiel Von Cavriani, sarà nostro ospite per tutto il mese di luglio.” “Ancora ospiti?” Non mi stava simpatico. Gli strinsi la mano fissandolo in quegli stranissimi occhi viola privi di qualsiasi emozione con cui ricambiava il mio sguardo. “Eri tu che suonavi oggi?” gli chiesi. “Non penso di aver capito.” Lo guardai confuso, avevo dato del tu perfino ai suoi genitori ed ero stato rimproverato solo dai miei per questo, avevo dato del tu a Gretl nella nostra passeggiata nel cortile, per tutta la chiacchierata. “Eravate voi che suonavate oggi?” “Sì, sapete cosa stessi suonando?” “Mozart?” Levistus sospirò togliendo la mano dalla stretta della mia ed andando a sedersi al suo posto a tavola. Io... So apprezzare la musica, amo la musica, sono l'arcangelo della musica praticamente, ma non sono mai stato bravo ad associare musica e autore, la melodia ovviamente la conoscevo, ma che fosse Brahms o Mozart non mi interessava, purché fosse bella! Il problema era un altro e lo capii proprio a cena. “Sapete, mio figlio Levistus ha in programma un concerto a fine luglio e suonerà sia il piano che il violino le sue composizioni. Abbiamo affittato l'intero teatro per l'evento!” “Oh madre, non era necessaria tanta enfasi.” Disse dopo essersi pulito la bocca con un tovagliolo. “Verremo senz'altro a vederlo.” Disse mia madre. “Sealtiel ama la musica.” Levistus mi guardò con sufficienza, in quel momento capii che quella sinfonia che stava provando nel pomeriggio non era di Mozart né di nessun altro, ma era sua. Insomma, capite? Voleva che gli chiedessi di chi fosse così da potersi lodare! Mi stava antipatico, profondamente. Ci lasciarono in un salottino da soli. C'era una scatola di sigari chiusa ed un mobile bar, ma Levistus non mi offrì nessuna delle due cose, né se le prese per lui. “Quindi... Te ne intendi di musica, eh?” Si toccò l'orecchio con il dito ignorandomi completamente, lo guardai male, non sono mai stato uno permaloso ma lui avrebbe sfidato la pazienza di chiunque. “Suonavate una vostra composizione oggi!” “Sì.” “Allora sarete onorato che vi abbia scambiato per Mozart!” “Nessun musicista può essere onorato a venire scambiato per qualcun altro. É come se sottolineaste che la sua composizione è uguale a quella dell'altro, è un insulto, una offesa, una ignominia.” Guardai Gretl sedersi al suo fianco e dal fatto che Levistus la ignorò completamente, capii che non avevano alcun tipo di rapporto. “Vostra madre dice che vi piace la musica. Sapete suonare?” “Sì, io suono la tromba!” Levistus si alzò dal divano a quel punto. “Fate rumore, non fate musica.” Uscì dalla stanza. Guardai allibito Gretl che abbassò la testa avvilita. “Oh via, Gretl, ti vedi davvero sposata a lui?” “Beh... Ha un sacco di soldi! Ed è così bello!” “Bello?! É un morto che cammina, perfino i capelli si sono rifiutati di avere del colore!” Mi lanciai sul divano baciandola, ho sempre cercato rapporti diretti con le donne. In realtà fu un mese piuttosto divertente, lo passai tra le gambe di Gretl e a dar fastidio a Levistus. Una volta lo trovai a comporre seduto su una delle panchine del cortile, mi avvicinai di soppiatto, - il mio allenamento militare prevedeva anche quello -, e prendendo la tromba soffiai con forza vicino a lui. Fece un salto pazzesco lanciando i suoi fogli e mischiando la sua composizione. Mi inseguì per tutto il cortile e fu divertentissimo vederlo correre! E intanto mi scopavo la sua fidanzata! Un'altra volta approfittando della assenza dei nostri genitori, mi misi a suonare convinto che ne avrei disturbato il sonno, invece Levistus mi sorprese nascosto dietro alla porta della cucina e per poco non rischiai di trovarmi senza tromba. Infine, arrivò il giorno fatidico, quello dell'opera. Era innegabile quanto fosse bravo, ed era innegabile che erano anche belle le sue composizioni (niente di che in confronto ad altri però), quando Gretl richiamò la mia attenzione. La raggiunsi dietro al sipario e senza nemmeno bisogno di dire niente, ci mettemmo a baciarci appassionati. Il problema fu che mi scontrai con la scenografia che nascondeva il retro dal palco e, mi trovai sdraiato dall'altro lato insieme ad essa. La caduta della parete scenografica aveva fatto spaventare tutti e Levistus l'aveva evitata solo perché con il suo potere ci aveva fatto un buco per passarci attraverso. Con lui si era salvato il violino, ma non il pianoforte che giaceva steso sulle sue gambe, con i tasti sollevati, sotto la parete scenica. Guardai sconvolto Gretl schiacciata sotto di me, Levistus pallido che mi fissava e tutta la gente nel teatro. “Oddio Levistus, non ti arrabbiare!” Disse Gretl. Levistus la spostò da lui senza nemmeno guardarla afferrandomi per il colletto e spingendomi via paonazzo in volto, furioso. “Hai schiacciato il mio pianoforte, hai distrutto la mia opera, hai sfondato la scenografia del teatro!” “E stavo baciando la tua fidanzata?” “Chi se ne importa!” Urlò spingendomi fuori dalla porta del teatro dopo essersi trasformato. “Fuori da questo teatro, fuori da casa mia, non ti voglio più avere in mezzo ai piedi, non sei nemmeno lontanamente degno di ascoltare la mia musica, di ascoltare qualsiasi musica!” Urlò ancora più furioso sbattendosi la porta alle spalle. “Scusa, non ho capito bene con tutto il tu che mi hai dato!” Gli urlai di rimando. Non vi dico quanto si sono arrabbiati i miei genitori e il fattaccio si seppe per tutta Vienna e... Non ero molto gradito a teatro dopo. Ma io amo la musica, la amo tutta, qualcosa di più, qualcosa di meno, ma non è stato giusto, non si era fatto male nessuno, - a parte il pianoforte -, e per una volta non lo avevo fatto apposta. É colpa di Levistus ecco. Ed ora gli ho dato anche la possibilità di deridermi con single ladies... Dannazione... Però è bella quella canzone, no? No??


 
 
 

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Ciao, mi presento!

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Ed eccomi qui, pronta ad annoiarvi con una lunga e soporifera biografia. 

Nacqui nel lontano 1994 lo giorno 26 del mese di aprile. 

No, sto scherzando! A parte sul giorno di nascita, quello dovete ricordarlo perché ci tengo al mio compleanno! 

Semplicemente sono entusiasta di aver finalmente concretizzato questo progetto su cui lavoro, di fatto, da anni, anche se ho iniziato a scrivere il mio libro da molto meno tempo.

Su di me non vi dirò molto proprio perché sono certa che avremo modo di conoscerci un po' sia su facebook che su instagram, insomma, le pagine che servono a questo, e perché no, anche tramite la mia scrittura! 

Voglio però parlarvi del mio progetto, che è la cosa che conta di più, ma il progetto per me. Adhara è un sogno che finalmente sta prendendo vita, grazie anche al grande aiuto di persone che come me ci credono davvero! 

L'unica cosa che sento di aggiungere a questa falsa descrizione dell'autrice è che la cosa più importante quando avrete a che fare sia con il libro in sé che con le storie è che vi divertiate come mi sono divertita io nello scriverle. 

A questo punto, via, che ci fate ancora qui?

Andate a leggere! 

© 2018 Irene Morselli

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