Un Natale alternativo
- Irene Morselli
- 29 mar 2019
- Tempo di lettura: 11 min
“Buona pasqua, Levistus!” Alzai lo sguardo confuso non capendo chi fosse venuto fino in camera mia a farmi un augurio del genere. Non vedendo nessuno guardai il pavimento e vidi alcuni dei demoni che aiutavano nel mio girone porgermi una busta. “Grazie ragazzi, ma non è pasqua e nemmeno il mio compleanno.” “Natale?” “Ah…Io odio il Natale, siamo già a quel periodo dell’anno?” “Va beh, è un regalo per voi, comunque!” Aprii la busta tirando fuori due biglietti per l’opera, degli ottimi posti tra l’altro, in uno dei palchetti più comodi dove godersela a pieno. “Oh! Addirittura per due opere! Gra…” Mi trattenni vedendo che erano due biglietti per la stessa opera, allo stesso orario, la stessa sera, nello stesso teatro. “Ma che…E con chi dovrei andarci all’opera?!” Lo spettacolo era proprio per quella sera, 24 dicembre, quindi pensai di non potere nemmeno cambiare il biglietto, o forse avrei potuto farlo, sono ricco…Dannato senno di poi. “Beh, vorrà dire che porterò uno di…” Si erano già dileguati tutti, sbuffai mettendomi a braccia conserte, non esiste peccato più grande al mondo di quello di sprecare un biglietto dell’opera! In più, ammetto che amavo la coincidenza che fossero due biglietti per l’Aida e lo spettacolo si tenesse proprio quel giorno, come per la sua prima del 1871. “David!!” Chiamai, David era il mio maggiordomo quando vivevo a Vienna da bambino, la sua anima girava ancora per il mio palazzo, fedele servitore da sempre. “David, sei a palazzo??” David apparve praticamente subito facendo un inchino. “Signor Levistus, per servirvi.” “David, ti farò l’enorme ed incredibile onore di accompagnarmi all’opera stasera.” “Perdonate, signor Levistus, ma l’ultima volta che ho accompagnato la famiglia all’opera mi avete cacciato via dal palco insieme ai vostri genitori urlando talmente forte che stavamo disturbando che gli attori hanno dovuto interrompersi.” Arrossii leggermente ripensando a quell’evento, l’imbarazzo era ancora forte nonostante cercassi di dimenticarmi lo spiacevole evento. “Hai ragione, sei una pessima scelta.” “Come dite voi, signore.” “Il nonno! Vado a cercare l’anima del nonno, sarà sicuramente qui intorno, verrà volentieri!” Mio nonno mi aveva regalato il mio violino preferito, mi aveva fatto avere i migliori maestri di musica, mi aveva portato per la prima volta all’opera e rimaneva sempre con me quando i miei genitori amoreggiavano nella camera privata sul retro del nostro palchetto riservato. Ricordo quei giorni passati con un raro senso di affetto, nessuno come mio nonno sapeva apprezzare l’opera quanto me. “Uffa nonno, non vedo niente!” “Ecco, prova con questo, ma almeno senti?” Mi passò il suo binocolo, che possiedo ed uso ancora, io lo misi agli occhi appoggiando la piccola mano sulla ringhiera del palco emozionato. “Sì, li vedo e li sento! Ma nonno, che lingua parlano? Non riesco a capire a pieno la bellezza di questa musica!” La mia prima opera fu in italiano quando avevo solo tre anni, mio nonno realizzò di aver sbagliato completamente scelta quel giorno, ma mi innamorai dell’opera grazie ad un baritono che mi colpì a tal punto, che implorai il nonno di farmi avere un maestro di canto ed uno di italiano. Cose che ovviamente ho avuto. “Nonno!! Nonno!!” Chiamai in giro per il mio palazzo. Apparve fumando la sua pipa seduto su una delle poltrone del mio salone, mentre David apparve al suo fianco riempendogli un bicchiere di vino. “Levi! Unisciti a me!” “No, nonno, vieni con me a teatro stasera!” “No, vacci con una bella donna o un tuo amico, ma è sempre meglio con una bella donna.” Mi fece l’occhiolino, lo guardai allibito. “Nonno, non andiamo all’opera insieme da due secoli! Ci andavamo sempre alla vigilia! Prima della chiesa!!” “Ah! La chiesa, serviva solo per trovare belle vedove da consolare!” “Nonno, seriamente, smettila.” “Tu sei troppo ingessato, trovati una bella donna con cui condividere le opere!” “Ma perché non vuoi venire??” “Levi, io sono un’anima, non posso venire nel mondo dei vivi.” Sbuffai, aveva ragione, avrei dovuto richiedere un permesso molto prima. Mi sedetti sul divano mentre lui fumava e David riempiva un calice di vino anche a me. “È che i miei amici non capiscono nulla! Non sanno apprezzare un’opera! Asmodeus è un ubriacone e passerebbe il tempo a parlare di vini credendosi un grande esperto! Mefistofele è come lui, ma peggio, berrebbe sempre dalla sua fiaschetta e da ubriaco inizierebbe a bestemmiare in romano!” “Ah! Sembrano simpaticissimi! Perché non organizzi mai una festa in modo che il tuo vecchio nonno possa conoscerli?” “Festa?! Nessuna festa entrerà mai in casa mia!” “Ah, tua madre diceva bene, sei uno destinato ad essere noioso.” “Mamma diceva questo?” “No, lo sto dicendo io però.” Rise dando una grossa pacca contro al braccio di David che rise composto. “Divertente, padron Von Adelmann.” “Belzebù se non è riprodotto su uno schermo non presta attenzione a niente, Dispater ha già rovinato una mia serata molto tempo fa, l’ha rovinata davvero tantissimo! Sto ancora cercando quella soprano, nel libretto non era nemmeno scritto chi fosse! Che razza di libretto era quello? Per fortuna li ho licenziati tutti!” Sbuffai guardando mio nonno che rideva fumando. “Belfagor avevo provato ad educarlo bene, ma è come un bambino, si annoia e pur cercando di non disturbare lo fa. Mammon guarda solo quelle confuse ed enigmatiche opere teatrali giapponesi e…Swamy! La Contessa, nonno! Lei è nata nel 1860, come me! Saprà apprezzare l’opera!” “Ed è una donna, vai Levi, il nonno approva! Alzale la gonna!” “Nonno, è indecente!” “Datti una svegliata! Voglio diventare bisnonno prima o poi, ho l’eternità davanti, ma non intendo sprecarla dietro ad un casto nipote!” Mi allontanai ignorandolo, ma lo sentii ridere con David. “Andiamo in paradiso, voglio cercare di eludere S. Pietro e rapire la mia ex moglie!” “Sarà davvero divertente, padrone.” Rise ancora più forte dando un’altra grande pacca al povero David. Andai nel girone di Swamy trovandola a truccarsi e pettinarsi. “Swamy, perdonami, non avevo la minima idea che stessi usando i tuoi cosmetici, ed hai lasciato la porta aperta.” “Levistus, non mi stavo togliendo la gonna, non stai violando la mia privacy.” “Volgare donna…” Mormorai, la Contessa non sembra affatto una gentil dama del mio secolo. “Ho due biglietti per l’opera, mi chiedevo se volessi venire con me…” “È un appuntamento?” “Nemmeno se fossi l’ultima donna nella faccia della terra e dei mondi eterni.” “Oh per fortuna, non starei con te nemmeno per l’istante id una notte!” “Allora, vieni?” “Certo, quand’è?” “Stasera.” “Oh no, devo già andare all’opera stasera, e ci vado con Michael!!” Esultò sbavando con il rossetto ed imprecando. “A Michael piace l’opera?” “Non lo so, ma ha accettato, quindi tanto meglio!” “Ma di solito non festeggia Yule con Asmodeus?” “Quello è il 21 dicembre, è già passato…Penso…O forse è ciò che intendeva dicendo che dopo l’opera doveva andare a Stonehenge…” Decisi di sprecare il biglietto, non avrei portato nessuno con me, come solito, e mi sarei goduto meglio l’opera in questo modo. Andai però nel palazzo di Belial per dargli il biglietto affinché lo rivendesse, ci sarebbe riuscito sicuramente. Il portone era aperto quindi entrai, pur bussando ovviamente, e sentii una bella voce, intonata ma su cui si poteva lavorare ancora, cantare l’hallelujah, quello della chiesa, mi piacerebbe definirvelo in altro modo, ma sarebbe troppo tecnico. La seguii curioso e trovai Belial cantarla mentre metteva in un presepe talmente grande da riempire l’intera stanza, una statuetta di Gesù bambino dentro alla culla. “Hallelujah! E come ogni anno, finalmente siete rinato, mio signore!” Si fece il segno della croce guardando poi entusiasta le sue statuette. “Belial, non pensavo sapessi cantare.” “Levistus! Si entra così in casa degli altri?” “Non volevo interrompere il tuo gioco.” “Gioco?! Ho messo Gesù bambino nel presepe! Non è un gioco!” Si alzò sistemando una stella cometa sulla capanna e mettendosi le mani sui fianchi soddisfatto. “Ma Gesù bambino non andrebbe messo il 25 dicembre?” Arrossì leggermente ridacchiando. “È vero, ma ho comprato questa nuova statuetta…È così bella che volevo metterlo subito!” “Da quando canti?” “Ma io non canto, Levistus…Quando ero un bambino ero una voce bianca in chiesa, il nostro parroco mi adorava, ogni domenica ero nel coro, so ancora tutte le canzoni del tempo a memoria! Poi sono cresciuto e mio padre non voleva che rimanessi una voce bianca per sempre, perché ero il suo unico figlio maschio, quindi ha impedito che mi castrassero. Di questo gli sono ancora grato.” “Beh, è giusto così, ma quale voce bianca, la voce che hai adesso può davvero toccare il cuore del Signore!” Mi guardò allibito, sospirò strofinandosi gli occhi con le dita. “Le tue prese in giro sono inutili critiche che nostro Signore non ha tempo di ascoltare, per fortuna. Cosa vuoi?!” Lo guardai serio con il biglietto in mano, non avevo pensato a Belial perché ero assolutamente certo non potesse apprezzare l’opera, ma di fatto, in nostri svariati viaggi, avevo scoperto che era una compagnia gradevole ed a volte mi aveva stupito con i suoi interessi. “Invitarti all’opera, stasera…È gratis!” “No, mi dispiace, Levistus, ma ho altro da fare.” “Cosa?” “A mezzanotte c’è la messa di Natale, non mancherò.” “Beh, l’opera finisce alle undici, hai tempo!” “Scherzi? Devo essere almeno un’ora prima in chiesa o le vecchie si prenderanno i posti davanti!” “Con i tuoi poteri ce la fai se finiamo alle 23! Belial, ma come fai a credere? Sei un arcidiavolo!” Si sedette su una sedia che aveva appoggiato a lato del presepe toccandosi la barbetta. “Ti sei risposto da solo, sono un arcidiavolo, conosco paradiso ed inferno, come potrei non credere? E comunque ok, vengo, mi devo vestire in modo particolare?” “Certo, andiamo in un grande teatro a vedere l’Aida, devi essere elegante, e non elegante nel tuo modo spagnolo, elegante come si conviene!” “So cosa significa essere elegante! Posso mettere la cravatta o devo adeguarmi al tuo ridicolo foulard?” “No, certo che puoi metterti…Ehi! Il mio foulard è bellissimo!” Rise uscendo dalla sua stanza del presepe ed andando in camera sua. “Dove hai messo l’albero? Non lo fai?” “Nessuno stupido simbolo pagano invaderà mai la mia casa!” Risi divertito andando a casa mia a cambiarmi anche io.
Belial si presentò in completo, per fortuna, davvero temevo si sarebbe messo solo una giacca da lui considerata elegante, anche se ovviamente non aveva raggiunto comunque il mio splendido stile. Nella città dove avevamo lo spettacolo faceva davvero freddo, lo ammetto perfino io, per fortuna apparimmo a pochi passi dal teatro e rimanemmo all’esterno per poco. “Non hai mai visto un’opera?” “No.” “Nonostante tutti i tuoi secoli?” “Non sono avvezzo a certi tipi di divertimento, sono stato al cinema solo perché Belfagor da bambino voleva andarci. Però sono stato a dei concerti.” “Classica?” “No, canti gregoriani.” “Beh…Sì, non sono male.” “Tu sei mai stato in chiesa? Cioè, sei austriaco, gli austriaci sono cattolici.” “Ho fatto tutti i sacramenti.” “E ora hai perso la fede? Sei terribile.” “Sai com’è, a 13 anni quando ho fatto la cresima, la chiesa era una noiosa perdita di tempo per le mie lezioni di musica, però ho ricevuto tantissimi regali nonostante non abbia mai avuto una famiglia numerosa. Quindi ero davvero interessato a farla in quel periodo.” “Blasfemo…Voi musicisti siete tutti uguali…” Si guardò attorno nel teatro osservando le varie decorazioni mentre io compravo il libretto dell’opera, ho una collezione vastissima, dai più antichi ai più moderni! Di ogni opera in cui vado, ovviamente! Vidi passare velocemente una persona che mi sembrò di conoscere, Belial mi prese al braccio. “Ma quello è Seirim!” “Seirim?!” Lui si girò di scatto sussultando come noi alla reciproca vista. “Seirim, sei elegantissimo!” Lo era davvero, non pensavo che lo avrei mai visto in giacca e cravatta. “Beh…Siamo a teatro, giusto?” “Cosa ci fai tu qui? Ti piace l’opera? Da quando? Quante ne hai viste?” Ammetto che mi ero lasciato prendere dall’emozione. “No io…Ehm…Sono qui con Apollyon!” Si allontanò da noi, ma vi assicuro che non abbiamo affatto visto Apollyon a teatro. In compenso abbiamo incontrato Swamy, che aveva un vestito davvero sfacciato e volgare, come sempre, ma la sua collana era molto bella, e Michael, anche lui in giacca e cravatta, banali, non sanno vestirsi. Non ho mai girato lo sguardo verso Belial per vedere se gli stava piacendo l’opera, ammetto che non mi interessava molto, ma rimase in silenzio tutto il tempo senza dormire, il che era decisamente perfetto. “È finita?” “Purtroppo sì.” “Beh insomma, è durata quattro ore!” “Non ti è piaciuta?” “Non è stata male…Mi è piaciuta la protagonista. Però ho visto poco, non siamo stati un po’ troppo lontani?” “Ti ho dato il binocolo per un motivo. Non lo hai usato tutto il tempo?” Non mi rispose passandosi una mano dietro al collo, uscimmo dal teatro rivedendo solo Seirim che se ne andava, ve lo avevo detto che non c’era Apollyon! “Levistus, ma nevica!” Guardai sorpreso la neve che aveva iniziato a cadere, probabilmente era già un’oretta che lo faceva. “Ma è bellissimo!” “Ah! Il giorno di Natale sarà innevato, con l’arrivo di nostro Signore si sta purificando l’aria!” “Mi stai rovinando la magia, Belial! L’ultima volta che sono uscito da teatro ed ho trovato la neve che iniziava a scendere ero con mio nonno…Ed era l’ultima volta che sarebbe riuscito a venire a teatro con me. I miei genitori non c’erano quindi mi permise di camminare un po’ senza ombrello.” Mi tolsi dal coperto mettendomi a braccia aperte sotto la neve mentre Belial si stringeva nel cappotto. “Tuo nonno doveva essere pazzo! Mio padre quando nevicava ci faceva stare tutti vicino al camino, le altre stanze erano troppo fredde e rischiavamo di ammalarci e morire…” “I tuoi racconti sprizzano di gioia ogni volta…Poi la neve a Madrid?” “C’è più spesso di quanto tu creda! Però erano belli quei momenti intorno al camino, papà ci tratteneva con storie bellissimi ed incredibili, oppure mia sorella mi leggeva dei libri, addirittura era presente mia madre! Una volta, forse era proprio la vigilia, mi strinse a lei accarezzandomi i capelli e baciandomi sul volto! Ecco, questo era molto più raro della neve. Poi la notte tra la vigilia e il Natale, andavamo nella chiesa della città, e la mattina dopo invece veniva il nostro prete nella nostra cappella a fare le benedizioni e la messa. Natale era uno degli unici giorni in cui papà concedeva una festa, il banchetto era ricchissimo, e c’era tutta la famiglia! Eravamo davvero in tanti, Levistus, solo da parte di mio padre avevo 8 zii e zie, e da parte di mia madre 10! Ho avuto tantissimi cugini e cugine, e tutt’ora ho in realtà tantissimi pronipoti, ma non li conosco, ormai la discendenza è troppo lontana.” “Penso che sia la prima storia graziosa che mi racconti sulla tua famiglia.” “Beh, però purtroppo i miei nonni non li ho mai conosciuti, sono morti presto, e a parte uno zio matto, nessuno era simile a tuo nonno. Passerai il Natale con lui domani?” “Oh non ci penso nemmeno. Io il Natale lo passo chiuso nella mia stanza a suonare e comporre, sperando che passi in fretta! Magari mi guardo un’opera in dvd, me ne hanno regalati una collezione intera, non è la stessa cosa, ma almeno passo il tempo. Ho fatto fin troppe feste quando ero piccolo, dopo secoli stanca.” “Beh, allora vado in chiesa.” “Non mi chiedi se voglio venire?” “Non si dovrebbe mai entrare nella casa del Signore senza vera fede…Quindi non voglio nemmeno pensare che tu possa varcarne la soglia! Però magari un giorno andiamo a sentire dei canti gregoriani.” “Volentieri. Allora buone feste, Belial, passa un buon 25.” “Oh lo farò, il mio castello a Madrid aspetta solo me. E comunque, Levistus, è buon Natale, e ti auguro che passi veloce.” “Oh lo farà.” “Non stare troppo sotto la neve, altrimenti ti ammali.” Lo mandai al diavolo mentre lui ridendo andava via.
“Signore, ecco il brodo, vi farà stare meglio.” “Grazie David, ricordami che devo vendicarmi di Belial.” Mio nonno rise seduto ai piedi del mio letto. “Ah! Te lo avevo detto io di andare con la Contessa, non ci sarebbe stato pericolo di rimanere al freddo, massimo avresti sentito troppo caldo!” Lanciai un cuscino a mio nonno che rise come il dannato che era rimettendosi poi la pipa in bocca. Mi accasciai sui miei cuscini sbuffando, guardando la ciotola di brodo sul vassoio nel mio comodino. “Vi metto su uno dei vostri dvd, signore?” “Grazie David, almeno passerà in fretta la febbre.” “Oh! Vedi che ci guardiamo ancora le opere insieme?” Mio nonno si sdraiò al mio fianco spegnendo la pipa ed incrociando le mani sulla pancia.
Sapete, alla fine anche Belial si è passato la giornata con la febbre nel suo palazzo, a quanto pare nella chiesa dove era andato faceva così freddo da non poter togliere il cappotto. Ah! Se credessi a queste cose, direi karma.
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