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La ragazza e l'angelo custode

  • Immagine del redattore: Irene Morselli
    Irene Morselli
  • 16 set 2018
  • Tempo di lettura: 11 min

Sento il bisogno di scrivere questa storia perché devo essere onesto almeno con me. Infatti una volta scritta provvederò ad eliminarla per sempre dalla faccia di tutti i mondi esistenti. Devo assolutamente chiarire una cosa così importante che non riesco più a sostenerne il peso. È vero, non ho mai accettato quel che sono e non credo mi sarà mai facile farlo, eppure la prima volta che ho visto Dispater, ad una partita di carte organizzata da Asmodeus e Michael, l’ho trovato l’uomo più bello del mondo, ma che dico, dell’intero creato. E come ogni bravo viaggiatore di fantasia ho saputo trovare tutte le informazioni che mi servivano senza approcciare direttamente lui. Ho visto le sue numerose amanti e i pochi amanti maschi, ho visto le sue conversioni, il suo girone. Ma mai avrei immaginato di finire ad approcciarlo, o meglio, ad essere approcciato. È vero anche questo, spesso sono andato da Belfagor solo perché, sapendo che erano vicini di girone, speravo di vederlo, ma non credevo che lo avrei visto addirittura nel limbo, che mi avrebbe parlato. Io sapevo che non sarebbe mai andato bene niente, io che non riesco ad accettare ciò che sono, lui che ne sa anche troppo e che, capo dei lussuriosi, non sarà mai una persona fedele…Eppure risposi al suo invito e iniziò letteralmente il periodo più bello della mia vita da arcangelo. Io…Sì, lo confesso, ne ero innamorato perso, ma sapevo anche di non avere futuro alcuno con lui, nonostante tutto, Dispater mette sempre davanti le donne, non si lega a nessuno, non è affettuoso, anzi, pure nel sesso è abbastanza rude, bello per carità, ma certo non verrai mai, mai, mai coccolato da Dispater, nemmeno con una bella parola. È uno stronzo, ed è solo questo probabilmente a renderlo così attraente. Avevo deciso di provare ad avere una vera relazione e mi resi conto che non era possibile, allora…Sì, l’ho abbandonato, pensavo che se ne sarebbe a malapena accorto…Non immaginavo certo che non l’aveva presa affatto bene.


La ragazza e l’angelo custode


Ero l’angelo custode di questa ragazza, Celine, da quando lei era nata. Era una giovane dall’aspetto assolutamente comune ma bellissima di carattere, viveva a Parigi da sempre ed ora che aveva quasi compiuto diciotto anni, il mio compito era finito. L’avrei lasciata ad un altro angelo custode, come è normale che sia, ma di fatto il suo caso difficile ormai era risolto. Celine era passata in diverse case famiglie prima di essere adottata da due persone dal grande cuore. Aveva una grande difficoltà ad integrarsi e socializzare, e questa grande passione per il disegno. Io, in quanto arcangelo, posso essere angelo custode solo in casi particolari, questo era uno di quelli e mi dicevo finalmente soddisfatto. Celine era felice, aveva una buona famiglia, una strada da intraprendere, era entrata nell’accademia di arte, un fidanzato, tanti amici, aveva superato un brutto trauma a causa di un incidente che non ero riuscito ad evitare, ma ne era uscita illesa, ormai quindi non servivo più a niente. Ma essendo io una persona abbastanza affettuosa…Ok, molto affettuosa, volevo vedere il suo diciottesimo compleanno ed andarmene con il cuore contento. Quindi di fatto era la mia ultima settimana a Parigi…E mai mi sarei immaginato di trovarci Dispater…E non per caso, era venuto apposta per me! Ero in palestra al seguito di Celine, lei frequentava un corso di pilates da anni e sembrava starci davvero bene. Io non entravo mai nella stanza in cui si allenava, aspettavo pazientemente nella sala subito fuori, tra la sala pesi e quella dei corsi, dove c’era la reception insomma. “Beh, saranno anche signore mature, ma questo corso fa davvero dei bei culetti, e delle belle gambe!” Alzai la testa sorpreso dalla mia lettura quotidiana, non avevo sentito mai nessuno parlare così delle signore del pilates e non dico quanto rimasi sorpreso di vedere Dispater che mi fissava sogghignando con quel suo dannato sorrisetto smorfioso che per la miseria vieni qui che te lo tolgo! No, cosa stavo dicendo? Ah sì, aveva un braccio appoggiato alla parete vicino alla vetrata della sala del corso, l’altra mano appoggiata su un fianco, era in vesti umane, ma come me, nessuno poteva vederlo in quel momento. Per fortuna, dato che aveva un abbigliamento da spogliarellista, tutto in pelle, gilet senza maglia, pantaloni attillati. “Dispater ma…Che ci fai tu qui?” “Ehi, io ci sono nato a Parigi!” “Quindi…Di solito vieni in palestra a guardare le signore di mezza età fare pilates?” “No, di solito vengo in palestra a cercare gli stronzi che mi evitano dopo che me li sono scopati come Dio comanda.” Non dovevo fare quella domanda, ma che senso aveva, perché stava cercando me? “Ma chi ti ha detto dove trovarmi?” “Marie, il principato della Francia, sai, ha un debito con me, le ho fatto provare il sesso e da allora mi da tutte le informazioni che voglio, sono il suo preferito.” “Sei disgustoso.” “Oh questa mi è nuova da parte tua. Allora, che cazzo ti salta in mente di sparire nel nulla e fare lo stronzo? Sono io che pianto in asso i miei amanti, non il contrario.” “Quindi mi hai cercato solo perché volevi essere tu a piantarmi in asso? Ok, pace fatta!” Appoggiò le mani allo schienale del divanetto sul quale ero seduto, intrappolandomi tra le sue dannate braccia, fissandomi con quegli occhi che quando Dispater era contrariato diventavano praticamente verde scuro, intensi da morire… “Cos’è, speravi volessi darti un’altra possibilità? Nessuno fa lo stronzo con me, Barachiel, e tu lo hai fatto fin troppo con le tue paranoie da falso eterosessuale e le discussioni, e i silenzi e la sparizione e la tua fottutissima rosa! Cosa significa, perché mi hai lasciato quella dannata rosa?!” “Scoprilo da solo, nessuno viene qui ad aggredirmi, col cavolo che ti rispondo!” Mi mise una mano dietro la testa baciandomi con forza, come faceva ogni volta che lo stavo scocciando. Lo spinsi via, ero davvero nervoso, mi rendo conto di aver potuto usare un linguaggio un po’ forte. “Smettila, dannazione!” “Ma guarda un po’, anche questo lo decido io con i miei amanti!” “Non sono un tuo amante.” “Mi sembra di averlo già detto che sono io che chiudo le cose con i miei amanti.” Mi alzai seccato mettendo via il mio libro. “Ti ho già detto di smetterla, io sto lavorando qui, non sto oziando come te.” “Io sto cercando di capire perché nel mio letto ho trovato una fottutissima rosa invece dell’angelo nudo con cui avevo scopato tutta notte! Sto cercando di capire perché sono stato piantato in mezzo a Mosca da solo, sto cercando di capire perché non si è più lasciato avvicinare, non sto oziando.” Mi appoggiai alla parete della stanza guardando la lezione che stava per finire. Dispater mi guardò davvero malissimo, non mi girai a guardarlo, ma lo vidi con la coda dell’occhio. Si mise davanti a me guardando nella stanza. “Quella è la ragazza a cui hai fatto da angelo custode?” Annuii osservandola pieno di orgoglio, era inutile, ogni volta che parlavano di un mio pupillo mi sentivo felice. “Chissà quanto lavoro hai fatto, addirittura 18 anni…” “Già…è stato faticoso ma bello.” “Mh mh…Vuoi vedere quanto poco tempo ci metto a demolire tutto?” “Sei impazzito, che stai dicendo?” “Sto dicendo che mi scopo quella ragazza, le faccio perdere la voglia di stare con il fidanzato, la faccio allontanare dagli amici, le distruggo la voglia di andare a studiare e poi la abbandono così si farà di crack e morirà di overdose in uno squallido vicolo di Pigalle.” Lo guardai probabilmente sconvolto perché il suo sguardo si illuminò. “Non ne hai il coraggio.” “Ah no?” Si rese visibile all’improvviso, lo afferrai al braccio costringendolo a tornare invisibile a tutti. “Dispater…Ok, senti, dimmi cosa vuoi e basta, lascia in pace Celine, non ha fatto niente, te lo chiedo per favore.” “Te l’ho già detto cosa voglio.” “Va bene, ti prometto che ne parleremo, hai la mia parola.” “Certo che ho la tua parola, perché appena quella ragazza torna a casa tu vieni con me stanotte.” “No! Domani farà gli anni, devo essere con lei.” “E domani ci sarai, contento? Ma stanotte sei con me.” “Io…non sono gay.” Non so come mi uscì, lo fece e basta. Infatti…Dispater mi guardò alzando le sopracciglia e sospirando. “Strano perché sono abbastanza certo che gli uomini etero non amino prenderlo nel culo.” “Ma ti senti quando parli?! Sei un camionista!” “E tu ti vedi quando arrossisci? Sei adorabile.” Dovevo essere arrossito perché tirò di nuovo fuori quel suo dannato sorriso. Non avevo molto scampo, Dispater sembrava sapere tutto di Celine, avrei fatto un bel discorsetto al principato della Francia una volta a casa, e non mi mollava nemmeno un secondo. Per evitare di tornare in quelle stanze dove abbiamo condiviso anche troppo, le sue private, decisi di prendere una camera in un hotel di fianco a casa della mia protetta. Il tizio ci fissava con due occhi da pesce lesso e parlava un francese così stretto che capì a malapena una parola. Insomma, il francese è difficile, è completamente diverso dal russo, non mi sento nemmeno europeo quando sento i francesi parlare. Purtroppo Dispater lo capiva molto bene. “Che camera vi do?” “Una doppia.” “Matrimoniale?” Mi guardò come per chiedermi qualcosa poi alzò le spalle. “Sì, va bene.” “Che ha detto?” Dispater prese la chiave andando verso le scale, lo seguii, mi sentivo sempre più nervoso, avevo lo stomaco bloccato, le formiche sotto la pelle ed ogni mio senso mi gridava di andarmene e mollarlo di nuovo. Aprì la porta facendomi entrare per primo. “Oh ma dai, hai preso una matrimoniale?! Cosa penserà quello lì?!” “Chi se ne fotte, è un tizio alla reception, non ricorderà nemmeno che siamo passati.” “Dispater…” “È per questo che mi hai piantato in asso? Non sopporti essere gay? Beh notizia dell’ultimo minuto, lo sei, per te le vagine sono un antro oscuro inesplorabile dalla tua torcia, è così, fattene una ragione!” “Smettila di parlarmi così! Dispater ragiona, continui a chiamarmi amante, ero uno come tanti, non c’era niente, perché non avrei dovuto semplicemente smetterla? Mi ero stancato di fare sesso così, punto.” Dispater mi guardò confuso, per poi alzare le sopracciglia con aria sorpresa. “Allora non era una semplice attrazione la tua, tu mi ami.” “No!” “Oh, questo è un bel trauma. Scusami Barachiel, ma io non amo.” “Vedi? Continui a spiegarti da solo perché me ne sono andato.” “E la rosa?” “Me la sarò dimenticata, chi si ricorda.” “Adesso basta, mi stai facendo incazzare, Barachiel, non me ne frega un cazzo dei tuoi sentimenti, mi sta sui coglioni il tuo atteggiamento.” Io…persi il controllo. Va bene, poteva trattarmi anche come un misero amante, ma sputare così su quello che provavo…Mi fece andare il sangue al cervello…Lo spinsi sul letto furioso tenendolo fermo per i polsi, ma mi bloccai trovando sul volto di Dispater un’espressione…sconvolta. Davvero sconvolta e non per la sorpresa, i suoi occhi sembravano guardare oltre me, come quando un gatto fissa un punto vuoto e agita la coda di qua e di là. “Dispater…” Si fece serissimo, incrociando il mio sguardo, mi tirò un pugno e mi spinse a terra con un calcio nello stomaco, si alzò di scatto sistemandosi il gilet e puntandomi un dito contro, con i capelli confusi dall’improvviso spostamento. “Mai! Non devi mai più trattenermi così! Sono io che decido quando qualcuno mi può toccare, IO! Solo io!” Ero davvero sorpreso da quell’ira improvvisa, è vero, ero stato un po’ violento, ma non era la prima volta che…Lo…ehm…Mettevo sotto ecco. Certo era raro, ma non era appunto la prima volta. “Dispater…Mi dispiace, non succederà più…e davvero, la rosa non ha significato finché non sei tu a dargliene uno.” Si chinò su di me afferrandomi al colletto, guardandomi con rabbia. “Non me ne frega un cazzo, non osare mai più.” “Ma che ho fatto? Che ti succede?” Mi fissò negli occhi. Io non so perché mi disse quelle cose quella sera ed ancora adesso ammetto che le sue parole mi tormentano. Non ho mai dato una rosa ad una persona che più di Dispater si merita una speranza. Rimasi molto turbato e sorpreso perché ero il primo che lo veniva a sapere. Forse allora contavo qualcosa, forse è per questo che era venuto a cercarmi, per questo insisteva tanto. Mi lasciai baciare, mi lasciai completamente a lui. In poche parole lo avevo fatto di nuovo, gli avevo dato ciò che voleva e mi chiedevo quando mi avrebbe piantato in asso e per chi. Poteva essere questione di giorni. Ma ero felice di essere stato io a dargli una consolazione che cercava quella notte. E purtroppo non mi resi conto dell’orario. Era mezzogiorno passato quando mi svegliai nel letto, ancora di fianco a Dispater. Mi ero perso il compleanno. Il diciottesimo di Celine, la fine del mio lavoro. “No!” urlai. Dispater sussultò guardandosi attorno smarrito. “Che cazzo succede?!” “Ho perso l’ultimo desiderio espresso da Celine che potevo realizzare, io devo saperlo, non voglio andarmene così!” Non c’era tempo di vestirsi quindi mi creai addosso degli abiti ed uscì dalla porta. Dispater corse fuori dalla stanza vestendosi inseguendomi. “Ma dove vai?” “Alla fontana, disegna sempre lì a quest’ora e dubito che abbia cambiato programmi solo per un compleanno! Paga!” Uscì dall’hotel e quello stupido mi seguì senza nemmeno pagare. Ho un debito con Parigi da anni. “Beh chiamiamo un taxi ed andiamo, che problema c’è.” “C’è che mi hai tenuto sveglio tutta la notte ed io non riesco a fare after, devo dormire, devo dormire e almeno otto ore sono naturali e non mi sono svegliato in tempo!” “Calmo, respira Barachiel. Fermo quel taxi lì dai.” “Ma quale taxi, ho la bici!” Feci comparire la bici, è il mio mezzo di trasporto preferito, l’unico su cui mi sento a mio agio, a Mosca da bambino giravo solo con quella. “Ma scusa io dove dovrei mettermi?” “Perché vieni?!” “Voglio vedere come finisce!” “Finisce che questa è stata l’ultima notte tra me e te ed io ora vado a lavorare!” “Mi sta bene, ma voglio vedere come finisce il lavoro.” “Allora mettiti o sul cannone o sul portapacchi!” Indovinate…Dispater provò a mettersi nel cestino della bici. “il portapacchi è quello dietro!” “Oh ma dillo subito, lo sai che sono avvezzo a mettermi dietro.” “Questa giornata è interminabile.” Arrivammo alla fontana e la trovai seduta a lanciare una monetina. “Ecco, sta esprimendo ora un desiderio, va da lei e chiedigli quale sia.” “Oh certo, vado lì e le chiedo: ehi che desiderio hai espresso? Sai sono il tuo angelo custode gradirei saperlo.” “Sei un idiota. Ci penso io.” “No Dispater, che fai?” Dispater si avvicinò a lei mettendo le mani in tasca e guardando nella fontana per poi lanciarci una monetina. “È una fontana dei desideri o una fontana dove lanciamo monetine con la speranza che serva a qualcosa?” Le chiese. Celine rise divertita, stringendosi nelle braccia. “La seconda…Ma io ho chiesto la stessa cosa che ho chiesto quando ho soffiato le candeline.” “Deve essere una cosa importante.” “Beh, è una sciocca credenza che ho da sempre…” “Io ho chiesto che una persona vicina a me realizzi il suo sogno, magari sei tu.” Lei sorrise osservandolo, guardò il suo blocco da disegno bianco. “Lei è gentile…io vorrei…vedere il mio angelo custode, sapere come disegnarlo. Sono certa di averlo…Sono sciocca, non è vero?” “Come lo immagini?” Li guardai stupito, non sapevo davvero cosa dire. Dispater mi stava aiutando, anche se non gli avevo dato assolutamente nessuna risposta e gli avevo detto che non avremmo avuto più niente a che fare. “Beh, non lo so di preciso…sicuramente è tanto buono.” “Questo è innegabile. Ti aiuto, un angelo custode non si fa vedere, ma ha l’aspetto che la persona desidera che lui…O lei! Abbia.” Celine gli sorrise davvero contenta, iniziando a scarabocchiare qualcosa. “Sai come puoi far capire che è buono? Disegnandogli gli occhi da cucciolo, grandi e brillanti.” Mi guardò, salutò Celine e si avvicinò a lei. Mi lasciai baciare senza muovere un solo muscolo. “Chiarisciti le idee, Barachiel, o non sarai mai felice.” Non sapevo nemmeno cosa ribattere. Che ero già felice? Non era vero e lui lo sapeva. In realtà non sapeva niente di me e sapeva anche tutto. “Detto questo, avanti il prossimo, Dispater ha voglia di sesso!” Io, consentitemi di nuovo di essere volgare, Dispater è proprio uno stupido. Mi ha rovinato il momento e mi sta facendo pensare a lui anche ora, a distanza di anni! So troppe cose di Dispater e penso che me le abbia dette perché si fida di me. Ma allora perché trattarmi come se non fossi nient’altro che qualcuno per scaldare il letto? Forse non lo capirò mai. E comunque…Non sono omosessuale, insomma, cioè…Va beh ci rinuncio.


 
 
 

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Ciao, mi presento!

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Ed eccomi qui, pronta ad annoiarvi con una lunga e soporifera biografia. 

Nacqui nel lontano 1994 lo giorno 26 del mese di aprile. 

No, sto scherzando! A parte sul giorno di nascita, quello dovete ricordarlo perché ci tengo al mio compleanno! 

Semplicemente sono entusiasta di aver finalmente concretizzato questo progetto su cui lavoro, di fatto, da anni, anche se ho iniziato a scrivere il mio libro da molto meno tempo.

Su di me non vi dirò molto proprio perché sono certa che avremo modo di conoscerci un po' sia su facebook che su instagram, insomma, le pagine che servono a questo, e perché no, anche tramite la mia scrittura! 

Voglio però parlarvi del mio progetto, che è la cosa che conta di più, ma il progetto per me. Adhara è un sogno che finalmente sta prendendo vita, grazie anche al grande aiuto di persone che come me ci credono davvero! 

L'unica cosa che sento di aggiungere a questa falsa descrizione dell'autrice è che la cosa più importante quando avrete a che fare sia con il libro in sé che con le storie è che vi divertiate come mi sono divertita io nello scriverle. 

A questo punto, via, che ci fate ancora qui?

Andate a leggere! 

© 2018 Irene Morselli

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