La prova di violino
- Irene Morselli
- 16 set 2018
- Tempo di lettura: 5 min

Per evitare inappropriati fraintendimenti o confusione, mi presento subito. Il mio nome è Levistus e sono il signore del V girone infernale, meglio noto, almeno da chi ha studiato la Commedia dantesca, come il girone degli iracondi ed accidiosi. Un posto davvero terribile da controllare, ma in fondo c’è un motivo se lo hanno affidato a me. Io non appartengo a nessuna delle categorie sopra nominate e proprio grazie alla mia proverbiale calma, gestisco egregiamente le punizioni. Mi è sembrato di notare, nei racconti precedenti al mio, che si è dato davvero poco spazio a ciò che l’inferno è davvero. Questo è un luogo di espiazione e non è un posto simpatico o dove vi piacerebbe trovarvi. Detto questo, passo senza alcuna ulteriore esitazione a narrarvi la storia che tocca a me, purtroppo mi spetta, avrei evitato volentieri di partecipare a questi racconti. Dovete sapere che l’inferno è davvero rumoroso, tra le anime che si lamentano di continuo e soprattutto i vicini di girone che sembra che non abbiano di meglio da fare che disturbare, è davvero difficile concentrarsi. E quando sei un pianista il silenzio e la concentrazione sono tutto. Pur avendo imparato ad esercitarmi e suonare nonostante tale confusione, ogni tanto ho bisogno di staccare. Una volta al mese più o meno. Ogni volta che mi allontano dal mio girone vado solo in un posto, la mia amata Austria, la nobile, la gloriosa e la musicale Austria. Vienna è la città dove sono nato ed è lì che so per certo che rinascerà la vera musica. Passeggio sempre a piedi per le strade, onde evitare le fastidiose radio dei taxi, costretto comunque a sentire quelle dei bar e dei locali che danno sulla strada. Quando la musa ha preso una piega così terribile ed irrimediabile? Quando gli spagnoli hanno iniziato ad essere definiti veri cantanti, quando le urla sono diventate sinfonia, quando gli strumenti sono stati rimpiazzati da…puah…Un computer? Cercavo, invano, nelle mie amate strade viennesi quella persona che potesse dare di nuovo onore alla musica. Ed un giorno lo trovai. Martin era un ragazzino di soli dodici anni, al tempo, sedeva sempre nello stesso angolo e suonava egregiamente un vecchio violino senza alcun valore se non quello affettivo. Davanti a sé teneva la custodia con attaccato un pezzo di carta con su scritto: - per favore, per il conservatorio -. rimasi ad ascoltarlo un po’, osservando la gente che si fermava numerosa intorno a lui. Ascoltai i discorsi di alcune persone che parlavano proprio di quel giovanotto. Dicevano che era sempre lì ed attirava sempre moltissima gente. Rimasi tutto il pomeriggio ad ascoltarlo, non si fermava mai. Finita una canzone ricominciava, e ricominciava, anche se le dita che scorrevano sulle corde arrossavano ed il sudore gli imperlava la fronte in grandi gocce. Quando verso sera la gente non si fermava più ad ascoltare, decisi di chinarmi su quella custodia, desolatamente vuota, se non per pochi centesimi, mostrando lui una banconota da 500 euro. Il ragazzino smise di suonare all’improvviso guardandomi sorpreso. “No signore, la prego, sono troppi per me!” “I soldi non sono un problema.” Mi sistemai i polsini eleganti appoggiandoli nella custodia. “Ma sei sicuro di meritarteli?” Mi osservò passandosi un fazzoletto sulla fronte ed osservando il suo violino. “Io credo di essere bravo, sì…Con il conservatorio lo sarò di più e le renderò tutto se vuole dirmi il suo nome…” “Io sono Levistus, e ti propongo una cosa diversa, Martin.” “Come fa a sapere che mi chiamo Martin?” “Ti propongo di dimostrarmi di valere l’ammissione in conservatorio e quei soldi. Ti sfido a suonare meglio di me su uno strumento che non ti appartiene, diverso a quel vecchio violino lì. Se sarai bravo, entrerai in conservatorio, altrimenti…Venderai la tua anima a me.” Voglio chiarire una cosa, non sono solito a prendere le anime dei bambini, né tanto meno a coinvolgerli in questo genere di patti. Sarò completamente onesto, ero assolutamente certo che Martin si sarebbe impegnato e avrebbe capito le regole del patto, ed è per questo che gli diedi una possibilità di scampo, solo per questo, perché era giovane ed inesperto. “Lei è…Oh no, io non firmo niente, la mia anima è solo della musica.” “Dimostralo.” “Io non posso battere il diavolo…” “È con questo carattere che vuoi affrontare il conservatorio? Ti mangeranno vivo e faranno bene, ragazzino. Forse hai ragione, non meriti questi soldi e questa proposta. La farò a qualcuno che vale veramente.” “500 euro bastano per circa un anno di conservatorio.” “Lo so, per questo ti ho detto che se vinci entrerai in conservatorio. Se rifiuti ora, ti accontenterai di quei soldi.” “E va bene…Accetto.” Feci comparire tra le mie mani un violino che avevo creato io stesso, infatti sul manico avevo inciso il mio nome. Era uno strumento maestoso e dal suono celestiale, era tutto, completamente, d’oro, ad eccezione delle corde. L’archetto era come lo strumento, abbinato, ed anche su quello avevo inciso il mio nome. “Ma…Quel violino è impossibile da suonare, è pesante e produrrà un suono sgradevole!” “Certo, lo farà per chi non saprà come suonarlo.” Iniziai a suonare. Personalmente mi ritengo un pianista, non un violinista, ma me la cavo anche con quello. Non notai nemmeno la gente che si fermava intorno a noi, concentrato com’ero su quella melodia lontana che mi riempiva sempre la mente. Quando smisi di suonare guardai indifferente le persone che applaudivano, apprezzo il riconoscimento del talento, ma non da cialtroni qualsiasi che camminano per strada. Purtroppo erano gli unici giudici a cui potevamo affidarci. Martin mi guardava come inebetito quando smisi di suonare e gli passai lo strumento. Lo prese incerto appoggiandolo pesantemente sulla spalla. Il primo suono che riuscì a fare fu uno stridio terribile che mi riecheggia ancora nelle orecchie se ci ripenso. Mi guardò come sconvolto, temendo di aver già perso. Incrocia il suo sguardo e finalmente si mise a suonare, davvero. Nella sua musica c’era paura, angoscia, smarrimento, ma anche determinazione e quelle erano le noti più potenti che il mio strumento avesse mai emesso. Sarò onesto ora con voi. Tutta la folla applaudì esattamente come fece con me ed io sono certo che avessi di fatto vinto. Per quanto io non sia un violinista, nessuno finora lo suona davvero meglio di me. Ma spero che ormai vi sia chiaro che quel giorno non volevo un’anima nuova a fare rumore nel mio girone, volevo qualcuno che esprimesse a pieno tutta la sua potenzialità. “Hai vinto, Martin, la prossima voltà non ti andrà così bene con me.” “Ma, signore io…” “Il conservatorio è pagato e di quel violino potrai farne ciò che vuoi.” Me ne andai così come ero arrivato lì, lasciandogli il mio prezioso violino senza timore, una volta morto Martin sarebbe tornato a me poiché il mio nome stabiliva la proprietà. Decise di non venderlo ma di tenerlo come suo strumento ufficiale. Superò il conservatorio migliorando ogni giorno di più ed adesso fa parte di una delle più grandi orchestre sinfoniche di Vienna, esibizioni alle quali vado sempre per staccare dal rumore e dal frastuono infernale. A Martin hanno dato l’appellativo di violinista del diavolo, come successe a Paganini prima di lui. La gente narra che Martin sia stato avvicinato dal demonio ed aiutato poiché era riuscito ad intenerire il diavolo come fosse un animale da addomesticare. Narra che lo abbia fatto piangere a tal punto da aver ceduto il violino quasi per sbaglio, altri addirittura dicono che lui abbia scambiato le sue mani con quelle del signore oscuro per poter suonare uno strumento d’oro. Beh, ora voi sapete la vera storia di Martin e del suo violino d’oro e se passate per Vienna, o in qualunque città, prestate attenzione ai musicisti di strada perché ancora conoscono l’anima della musica.
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