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La morte assente

  • Immagine del redattore: Irene Morselli
    Irene Morselli
  • 16 set 2018
  • Tempo di lettura: 7 min

Ore 7.00 – pausa di un’ora per concedersi un piccolo riposo.

Ore 8.00 – Veloce colazione e incontro con zia Morte.

Ore 9.00 – Aggiornamento tablet con i nomi giornalieri delle anime da prendere in tutto il mondo ed inizio del lavoro.

Ore 11.00 – Consegna delle anime degli animali in orario di ufficio, perché le pratiche sono lunghe da sbrigare.

Ore 13.00 – Sperare di trovare un’anima in un ristorante o in qualunque posto dove sia già stato preparato da mangiare per potersi concedere una breve pausa senza rimanere indietro con la raccolta.

Ore 20.00 – Consegna di tutte le piccole anime perché i bambini devono andare a letto presto.

Ore 21.00 – Consegna delle anime già selezionate da Caronte perché non si possono consegnare ai rispettivi gironi alla mattina, i diavoli non sono mattinieri o puntuali.

Ore 24.00 – Ora di riposo necessaria.

Ore 1.00 – Ripresa del lavoro.

Ore 5.00 – Consegna delle anime a S. Pietro perché dopo va a dormire.

E così via. Tutti i giorni. Tutto il giorno. Oh ed aggiungiamo pure le scene isteriche, i pianti, il sangue, le scene macabre. Ed a queste aggiungiamo i pianti delle anime, lo smarrimento, la mancata accettazione della sorte ed i pugni! Sì delle anime hanno provato a prendermi a pugni! Dicendomi cose assurde come: Devi darmi un’altra possibilità!

Non sono io che do le possibilità, gente, è S. Pietro, S. Pietro!

Insomma, ci vuole davvero una grande pazienza, soprattutto quando tutti ti guardano come fossi un mostro e nessuno ti chiede se ti andrebbe una pizza. È ovvio che mi andrebbe, poi non ho tempo, ma è il pensiero!

Ero davvero esaurito.


La morte assente


Ci sono dei periodi in particolare in cui il mio ruolo pesa davvero tanto. Zia Morte mi ha preso con sé quando ero piccolo, di fatto io sono vivo, come gli altri esseri superiori, ma non mi sono mai sentito tale. Lei mi ha insegnato tutto, lei mi da i comandi e sempre lei mi ha ripetuto fino allo sfinimento che il nostro è il lavoro più importante di tutti.

Nei periodi di guerra le anime sono molte di più che nei periodi normali, o almeno così penso, non ho mai passato un periodo senza guerre, mai! Certo quelle di portata mondiale hanno avuto un impatto diverso rispetto ad altre. Comunque, arrivano tantissimi bambini, animali, anziani, donne, uomini, in questo lavoro impari ad essere insensibile, ma…Dovevo aver accumulato davvero troppo in tutto quel tempo e arrivai ad una…rottura.

All’ennesimo bambino che mi chiese perché il mondo fosse abitato da tanta gente cattiva, non resistetti. Accompagnai quelle giovani anime nel limbo dove governa l’unico essere che un po’ tollero: Belfagor.

“Ciao Azrael, vuoi qualcosa da mangiare?”

“No, grazie Belfagor, non ceno mai.” Mi bloccai girandomi di nuovo verso di lui. “Anzi, cos’hai di buono?”

“Oh, sono andato a prendere degli hot dog perché so che di solito vai di fretta.” Belfagor prese il sacchetto con il cibo da asporto mettendolo sul tavolo. Io di fatto non avevo fame, abituato come sono a pasti veloci e solo quando capita, ma dannazione, quella sera avrei cenato, in barba alle anime che mi aspettavano. “Sai, io non ho davvero idea di come tu faccia a fare questo lavoro. Insomma, a me viene la tristezza a quando penso da dove arrivano tutti questi piccoletti, tu addirittura li vai a prendere sul posto.”

“Sì, non è facile, ma stai tranquillo che non succederà più.” Presi la scatola con l’hot dog allontanandomi, non ho idea di cosa pensò Belfagor, ma ero certo della mia decisione. “Scusami zia, ho bisogno di una vacanza.”

Andai in Norvegia, dove sono nato. Dovete sapere che sono diverso dagli altri angeli io, non ho la facoltà di creare le cose, dato che il mio ruolo è quello di prendere ed accompagnare le anime. Quando sono nelle mie vesti umane semplicemente perdo le ali. Per il resto girovagai nei miei amati boschi e saltai sulle navi vestito come sono sempre, pantaloni, mantello, scalzo. Anche per questo cercai di evitare tutti, non solo perché sono estremamente allergico alle persone.

Davvero, mi viene l’orticaria.

Mi sistemai nella parte più fitta del mio bosco preferito, deciso di rimanere lì fino a che non mi sarei stancato di non fare niente. Cioè probabilmente tra qualche secolo.

Solo dopo qualche giorno S. Pietro e Caronte si accorsero che mancavano le anime, non arrivava più nessuno. Beh, prima il santo del demone, in verità, sarà che Caronte è sempre indietro nel lavoro.

“Caronte, ma anche da te Azrael non è più passato?”

“Non saprei, di solito arriva verso le 21 a smistare le anime e…Voi che ci fate ancora qui??”

“Non sappiamo dove andare!” Rispose una delle anime.

“No, non è passato nemmeno da me, Pietro.”

“Per la miseria, ma dov’è finito Azrael, credi che si sia fatto male?”

“Se anche fosse morto starebbe comunque continuando il suo lavoro! Andiamo dalla zia, sicuramente sa qualcosa.”

Zia Morte ha una residenza fissa nel purgatorio, abbiamo un grande antro tutto per noi che segue il nostro gusto personale, scuro, cupo e poco illuminato. Pietro e Caronte la trovarono come solito, intenta a analizzare i libri che i Principati le consegnavano ogni giorno, sottolineando con il lungo dito appuntito tutte le persone che sarebbero morte e stabilendo la data, l’ora e le cause. Solo quando l’anima è consegnata il libro può definirsi concluso e quindi venire riposto nella biblioteca di Gan. Quei libri di solito li firmo io togliendomi una mezz’ora di riposo. Ovviamente si stavano accumulando di fianco alla zia.

“Zia, ma Azrael dov’è finito?”

“Azrael è stanco.”

“Eh sì ma…Non ci sono le anime.”

“Trovate il modo, richiamerò Azrael al suo compito tra due giorni.”

La trovarono una soluzione, Pietro chiamò gli arcangeli, mentre Caronte chiamò gli arcidiavoli.

I due gruppi si incontrarono per selezionare le zone dove andare e da quanto mi ha raccontato Belfagor, che fu l’unico a rimanere nel suo girone, fu una cosa abbastanza esilarante.

Zia Morte diede a tutti uno speciale sensore per trovare le anime, io ho l’anello degli spiriti, e loro si misero in movimento, da soli o a squadra.

Michael ed Asmodeus andarono in giro per l’Inghilterra insieme.

“Dai, quanto può essere difficile questo lavoro? Sono solo anime, non vedranno l’ora di andarsene!”

“Sì dai, Azrael fa tutto in un giorno prendendosi anche delle pause, che vuoi che sia. Oh, ecco, quella deve essere l’anima di questa zona!”

“Buongiorno signora, andiamo, dobbiamo farla passare dall’altra parte!”

“Ah, non ci penso proprio!”

“Ehm…Perché? Ha qualcosa in sospeso?”

“È ovvio, mio marito è un attraente vedovo di novant’anni, devo controllarlo!”

“Ma che cosa dice, andiamo!” Esclamò Asmodeus, l’anziana anima gli diede un mattarello in testa rimanendo seduta sul tetto.

“Ne vuoi anche tu, angelo?!”

“No!”

“Allora aiutatemi a controllare August!”

Si sedettero entrambi sconvolti.

In Italia, Belzebù e Mefistofele non avevano convinto nessuno a seguirli, a Bologna un frate si divertiva a scuotere le catene ed urlare di notte, su e giù per una salita di S. Ruffillo ed aveva detto loro “E rinunciare a questo divertimento?? Mai!”

Belzebù era a dir poco furioso, non lo rispettava nessuno, in fondo che poteva fare loro? Erano già morti.

Dispater si trovò in un bordello francese…Come? Come si chiamano ora? Strip club? Ok, scusatemi, in uno strip club a guardare l’anima di una prostituta…Come non sono prostitute, e cosa sono? Di una ballerina che continuava ad esibirsi per altre anime.

“Dobbiamo andare! Potrai esibirti nel mio girone!”

“Prima sganci bello, poi parliamo.”

Non so quanto le abbia sganciato senza di fatto risolvere niente.

Barachiel ha offerto ad ogni anima un modo per riuscire ad ottenere una seconda possibilità di vita, capite quanto questo non sia fattibile, no? Eppure ci sono dei cavilli, delle procedure, tutto lavoro in più per l’ufficio!

Jeudiel rimase ostaggio di una nonnina adorabile che aveva capito come spostare gli oggetti anche se non aveva più il suo corpo, per potergli cucinare tutte le ricette che conosceva.

Due giorni dopo, quando zia Morte mi trovò nel bosco in cui stavo, non si arrabbiò affatto per essere scomparso senza preavviso, anzi, come una madre amorevole mi sorrise. “Azrael, è ora di tornare a lavorare.”

“Zia io non ce la faccio più, è un lavoro ingrato!”

“Ma qualcuno lo deve fare e solo tu ci riesci.” Mi aprì davanti agli occhi uno di quei portali che sapevo evocare per muovermi velocemente, mostrandomi gli arcangeli e gli arcidiavoli in serie difficoltà, in pratica erano rimasti nella situazione che vi ho già descritto.

Mi riempì di orgoglio la cosa ed io non mi monto la testa facilmente.

“Per quanto triste ed infelice il nostro lavoro possa sembrare, Azrael, la morte fa parte della vita, la si deve elaborare, fa male, ma ci aiuta a crescere. Alle anime permette di avere una esistenza tutta nuova, un modo per migliorarsi o perché no, cambiare completamente la propria natura. E solo tu permetti tutto questo, Azrael. Anche io, con i miei grandi poteri ed abilità, non posso fare ciò che riesci a fare tu. Mi dispiace che il destino abbia deciso che proprio tu dovessi avere questo ingrato compito, ma devi sempre ricordarti quanto sia fondamentale, soprattutto, quanto aiuti me, bambino.” Mi porse la mano, mano che solo io, nonostante in realtà sia vivo, posso toccare. La presi sospirando, avrei dovuto abbandonare di nuovo quei numerosi titoli di letture che rimandavo sempre per mancanza di tempo. “Ti prometto che se nascerà un tuo degno sostituto, potrai prenderti più spesso queste vacanze. Dai, bambino, vai a salvare quegli incapaci.”

Mi aveva davvero rincuorato, tutt’ora vado avanti con le parole della zia! E a vedere gli arcangeli e gli arcidiavoli in quelle situazioni mi sono sentito ancora più utile. In più non avevo ricevuto mai tanti ringraziamenti come quel giorno nel quale recuperai tutte le anime che si rifiutavano di seguire gli altri.

Sapete…Forse mi prendo un’altra vacanza ora che mi sembra si stiano iniziando a scordare cosa sia successo l’ultima volta.


 
 
 

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Ciao, mi presento!

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Ed eccomi qui, pronta ad annoiarvi con una lunga e soporifera biografia. 

Nacqui nel lontano 1994 lo giorno 26 del mese di aprile. 

No, sto scherzando! A parte sul giorno di nascita, quello dovete ricordarlo perché ci tengo al mio compleanno! 

Semplicemente sono entusiasta di aver finalmente concretizzato questo progetto su cui lavoro, di fatto, da anni, anche se ho iniziato a scrivere il mio libro da molto meno tempo.

Su di me non vi dirò molto proprio perché sono certa che avremo modo di conoscerci un po' sia su facebook che su instagram, insomma, le pagine che servono a questo, e perché no, anche tramite la mia scrittura! 

Voglio però parlarvi del mio progetto, che è la cosa che conta di più, ma il progetto per me. Adhara è un sogno che finalmente sta prendendo vita, grazie anche al grande aiuto di persone che come me ci credono davvero! 

L'unica cosa che sento di aggiungere a questa falsa descrizione dell'autrice è che la cosa più importante quando avrete a che fare sia con il libro in sé che con le storie è che vi divertiate come mi sono divertita io nello scriverle. 

A questo punto, via, che ci fate ancora qui?

Andate a leggere! 

© 2018 Irene Morselli

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