La Madonna di S. Luca
- Irene Morselli
- 6 mag 2018
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 25 mag 2018
Come ben pochi sapranno aprile è il periodo in cui, di solito, il quadro della Madonna conservato a S. Luca, Bologna, viene portato in città, nella chiesa di S. Pietro in via Indipendenza. Questo viene fatto dal 1433, anno nel quale Bologna, afflitta da una serie di calamità che annunciavano una possibile carestia, decise di chiedere aiuto alla Madonna. La cosa funzionò e da allora, in un giorno che può essere ad aprile, o maggio o giugno, con una processione viene fatto scendere il quadro e per una settimana ci sono le celebrazioni, dopo le quali, la Madonna, viene riportata a casa sua sul monte di S. Luca.
Quel quadro arrivò sul monte della guardia nel 1194, quando un losco figuro lo consegnò in mano alle suore ed invitato a fermarsi, si rifiutò andando via. Molti ipotizzarono che il losco figuro fosse il diavolo che aveva perso una scommessa con S. Luca ed era stato costretto non solo a portare quell’effige, ma anche a fare tutta la strada a piedi.
La VERA storia della Madonna di S. Luca
Dovete sapere che la leggenda non è del tutto falsa, ci fu una scommessa e ci fu un pellegrinaggio, ma per quanto cattivo o meschino io possa essere, non mi ritengo affatto un diavolo.
Quel giorno eravamo insieme agli altri arcangeli, al tempo eravamo un gruppo più numeroso e molto diverso, brindavamo a non mi ricordo cosa, forse all’imminente nascita, nel 1300, di Uriel. Anche se, effettivamente, non era molto imminente. Non lo so, non mi ricordo più, nel 1194 avevo altri pensieri.
Al tempo eravamo circa una decina e di quelli attuali che conoscete c’eravamo solo Michael ed io, Gabriele.
Forse perché mi stavo facendo i fatti miei mi interessai ai discorsi di alcuni saggi lì vicino: Luca, o S. Luca, come siete abituati a chiamarlo, parlava con Marco e Giovanni riguardo ad alcune feste pagane alle quali, da bambini, furono costretti a partecipare.
“No, vi dico che quelli erano i Compitalia! A gennaio si festeggiavano i Compitalia!”
“Ma no Luca, cosa dici, era chiaramente Vediovis.”
“Ma ti sei drogato, Marco! In età imperiale non si festeggiava più!”
“No, scusami se mi intrometto, Luca, ma è ovvio che Vediovis si festeggiava ed era anche una festa importante di gennaio!” Luca scosse la testa sbuffando e guardandomi male, io odio profondamente quell’idiota, si crede superiore solo perché tra i saggi lo chiamano “apostolo” ed ha scritto qualche capitolo del libro più venduto da secoli.
“No, Gabriele, in età imperiale era ritenuto un culto arcaico e non si festeggiava più! Tra l’altro era una festa di marzo!”
“Ma per Giove, Luca, sono nato nel 60 d.C., piena età imperiale e sono pagano, vuoi che non sappia quali erano le nostre feste?”
“Ti stai confondendo con i Compitalia!”
“Ma non ci posso credere! Stai davvero mettendo in dubbio la mia memoria!”
“Insomma, Luca, Gabri ci è nato in quel periodo!” Esclamò Marco.
“Va bene, va bene, andiamo a chiedere a Tullio, lui lo sa, è Principato e lo era anche allora!”
“Ottimo, ma se ho ragione, Luca, devi festeggiare proprio questa festa con me!” Ero assolutamente certo di aver ragione, dai, ci sono nato in quel periodo e di certo non mi vado a confondere con i Compitalia!
“Benissimo, ti organizzo la Vediovis migliore della tua vita. Ma se ho ragione io, porterai a piedi, senza aiuto delle ali o dei poteri, quel quadro della Madonna nel mio nuovo santuario a Bologna.”
“Ok, andata!” Ci stringemmo la mano, ero assolutamente certo della mia vittoria, avrei avuto una festa romana come non ne vedevo da secoli!
Tullio era in -pausa- pranzo in quel momento, nel senso che stava mangiando controllando il portale che gli mostrava l’Italia tutta.
“Ehi Tullio, è una carbonara quella che stai mangiando?”
“Sì Gabri, è fantastica, l’ho presa direttamente a Roma e…Ehi! A cosa devo la vostra visita??”
“Io e Luca abbiamo fatto una scommessa. Lui dice che i Vediovis non si festeggiavano più in età imperiale ed erano a marzo, io dico che erano a gennaio e si festeggiavano ancora.”
“Ma no, Gabri, i Vediovis erano il 7 di marzo e credo che l’ultima volta che si siano festeggiati fosse poco prima di Augusto addirittura. Ti confondi con i Compitalia.”
Penso che sbiancai perché Luca iniziò a ghignarsela già in quel momento. “No Tullio, ti stai sbagliando, controlla nel portale per favore!”
“Ma io controllo, Gabri, ma sai per quanto le ho viste le feste romane?”
“Non mi interessa, controlla, ho ragione io!”
Allontanò la visuale sul suo portale appoggiando il dito e scrivendoci Vediovis. Comparve una vecchia festa datata proprio negli ultimi anni della repubblica. A marzo. Mi ero sbagliato sulle mie tradizioni. Eppure, sono certo che mia madre parlasse spesso di Vediovis.
“Ops, qualcuno deve pagare una scommessa!”
“Era quasi età imperiale, comunque!”
“Non iniziare Gabriele, paga la scommessa e rassegnati!”
I miei compagni iniziarono a ridere e scherzarci sopra. “Dai Gabri, che vuoi che sia una passeggiata!”
“Su per un quadro!”
“Prima lo fai e prima ti togli il pensiero!”
“Tullio, che tempo fa a Bologna?”
“Piove, ed anche forte. Sarà tutto fangoso, Gabri, magari ci vai domani.”
“No no, vado oggi e mi tolgo il pensiero!”
Dovete sapere che la strada è stata ciottolata dopo il 1400 e con lei, sempre successivamente, sono stati costruiti i portici. Bestemmierei in questo momento se non fosse che non è lecito farlo in un racconto.
Mi misi un mantello di quelli pesanti in modo da essere coperto il più possibile ed avvolsi il quadro perché non doveva rovinarsi. Aveva ragione Tullio, fu una pessima giornata per me. I piedi affondavano in quella fanghiglia schifosa, la salita era ripida e poco battuta, la pioggia era fitta ed era buio pesto. Bestemmiai ogni cosa che mi capitava davanti, anche Bologna stessa.
Appena iniziai a scorgere il santuario, che tra l’altro non esisteva ancora, era solo stata posata da poco la prima pietra e di fianco alla chiesa in costruzione c’era un piccolo oratorio di una tale Angelica.
Appena misi piede sulla cima del monte della guardia, o colle non so come lo chiamino i bolognesi, presi un buco cadendo di faccia nel fango.
Mi alzai furioso. Avevo perso una scommessa, mi ero sporcato fino alle ginocchia, ero bagnato fin dentro l’anima e stavo portando un quadro alle suore! Sarei sembrato un diavolo perfino a me stesso! Mi passai la mano sporca sul viso sporco per riuscire a togliere un po’ di fango, inutilmente; quindi bussai più forte che potevo per potermi andare a lavare il prima possibile.
Angelica appena mi vide si mise le mani sulla bocca e fece il segno della croce. Premura che mi fece arrabbiare di più.
“Tie’, piglia questo.”
Lo prese esitante e confusa, tolse il mantello guardando il quadro. “Beato il Signore! Venite, venite dentro buon pellegrino!”
“No, no, devo andare! Addio!”
“Aspettate, almeno ditemi il vostro nome per ricordarvi nella donazione!”
“Non me ne faccio niente! Addio!” Iniziai ad allontanarmi mentre quella continuava a chiamarmi.
“Per favore, accettate almeno un pasto caldo!”
“Aho, hai rotto er cazzo però!”
Ammetto di essermi comportato male, ma il lato burino che è in me non ne poteva più di quella giornata. E comunque lei risolse tutto con una bella preghiera e mettendo in sicurezza il quadro.
Quando tornai ridevano ancora tutti, ma almeno Lydia, un arcangelo che c’era allora, mi aveva preparato un bagno per potermi rilassare un minimo.
Tuttora cerco di evitare sempre di andare a S. Luca, anche se adesso c’è una bella strada, un bel portico e pure un bel santuario.
Troppe brutte esperienze.
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