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Il mistero della pietra che riflette

  • Immagine del redattore: Irene Morselli
    Irene Morselli
  • 16 set 2018
  • Tempo di lettura: 6 min

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All’esterno della facciata della chiesa del santo sepolcro, nelle “sette chiese” (Santo Stefano) di Bologna c’è una pietra che stranamente riflette l’immagine di chi si specchia. Si narra che un giorno un tale, contrariato dalla vanità di tutti coloro che si fermavano a osservarsi, lanciò una maledizione sulla pietra in modo che riflettesse anche tutti i peccati di queste persone. Al giorno d’oggi la pietra esiste ancora, ma è rivolta contro un muro e resa in questo modo opaca…


Il mistero della pietra che riflette.


Era il 1800 e qualcosa, fatemi ragionare…1802, sì, non poteva essere altrimenti perché Dispater era appena arrivato ed aveva sedici anni compiuti. Era un ragazzino incredibilmente adorabile al tempo, solo per il fatto che si faceva gli affari suoi, non usciva mai dal suo girone e stava solo dietro ad Asmodeus. Poi ha rovinato tutto prendendo una improvvisa confidenza. Ma non importa. Quel giorno avevo un programma fantastico! In quel periodo mi stavo divertendo a guardare le chiese di Italia, che sono davvero bellissime, e mi ero lasciato per ultimo la mia città preferita, Bologna. Sarei andato a vedere S. Pietro in via Indipendenza, S. Petronio, che dal 1600 e passa quando è stata “completata” non avevo ancora avuto modo di ammirare. Ed ovviamente, infine ma non per bellezza, Santo Stefano, a Bologna le chiamano comunemente le sette chiese, anche ora che sono di fatto solo quattro. Capite dunque? Avevo progetti grandiosi! Giornate troppo impegnate per poterle riempire di impegni. E soprattutto avevo chiesto le ferie in ufficio e me le avevano concesse! Ero già in abiti umani quando Asmodeus mi chiamò prima che potessi trasportarmi a Bologna. “Belial, aspetta!” “Che succede, Deus?” “Bel, ovunque tu stia andando, portati Dispater. Sarai tu ad allenarlo.” Guardai Asmodeus sconvolto, sia per il fatto che mi aveva dato un nomignolo, - o diminutivo? -, sia per il lavoro. “No, no, Deus, io sono in ferie per una settimana.” “Bene, devi solo insegnare a Dispater il suo ruolo, i suoi poteri, a trasformarsi, le solite cose. Potrai farlo anche in vacanza…Vedila così, sarà una settimana alternativa perché vedrai come saresti da padre!” “Che?! Ma non ci penso nemmeno!” “Non che io ci tenga particolarmente, Asmodeus…” “Vi divertirete.” “Ma non puoi obbligarmi, sono in ferie!” “Non puoi obbligarmi, mi sta sul cazzo!” Ecco, se Dispater fosse stato davvero mio figlio in quel momento, gli avrei impartito un po’ di educazione nello stile di mio padre, una cinghiata di quelle fatte bene! Ora ho scoperto che è una cosa che gli piace molto quindi in effetti mi rimangio tutto. Non ho mai capito se gli piace riceverle o darle ma…Non ci tengo a saperlo. “Bene, andiamo Dispater, io non intendo rinunciare alla mia vacanza, quindi ti adegui.” Sono certo che stesse per rispondermi ma, Deus gli diede una pacca sulla schiena ridendo e andandosene. Bastardo. “Dove andiamo?” “A Bologna.” “A fare cosa?” “A vedere le chiese della città.” “Convertiamo i bigotti??” Era così eccitato nel dirlo. “No, sono in vacanza e non convertirò proprio nessuno!” “Che due maroni, quindi andiamo a vedere le chiese e basta?” “Sì.” “Ma poi mi brucio!” “Piantala, i diavoli non si bruciano ad entrare in chiesa.” Ci spostammo a Bologna apparendo in piazza Maggiore. Guardai emozionato S. Petronio, quanta bellezza, quanta audacia…Quanta superbia! Imparano i bolognesi a volere una chiesa più grande di quella del papa. “Uh, quella è una troia?? Mi hanno detto che a Bologna hanno da sempre le migliori prostitute del mondo!” “Io non…Uff, sì Dispater, è vero, Bologna è la città delle tre t, tortellini, torri e tette. O troie, come preferisci.” “Che figata, me ne paghi una??” “Cosa?! Nemmeno per idea!” “Ehi, dovresti tipo farmi da padre e mio padre lo farebbe!” “Tuo padre ti paga le prostitute!?” “Il mio padre ideale sì.” “Io vado in chiesa, tu fai quello che ti pare.” Pensavo mi avrebbe seguito invece…Lo persi senza nemmeno rendermene conto. Entrai in San Petronio emozionato come un bambino a cui viene donato il suo primo rosario e…perché i bambini non sono emozionati quando fanno la comunione? Davvero? Ma in che tempi vivete? Comunque, smarrii Dispater perché non mi accorsi che non mi aveva seguito. E sfortuna vuole che beccai pure una messa, sarebbe stato estremamente maleducato andarmene nel bel mezzo dell’orazione. Ma appena uscito dalla chiesa mi misi a cercarlo! Un ragazzo biondo a Bologna, almeno a quel tempo, non passava completamente inosservato dai, poi con l’accento ancora spiccato che aveva al tempo…Mi resi conto che l’accento francese ha cadenze simili al dialetto bolognese quindi quel dettaglio mi servì a poco. Per fortuna mi ricordai che come gli arcangeli, anche noi arcidiavoli possiamo contattarci, è più una tecnica mentale la nostra, non abbiamo bisogno di medaglioni. “Dispater, dove cazzo sei?!” “Aspetta. Scusi, dove siamo? Ah ok, a Santo Stefano.” Era andato in una delle mie mete programmate, quindi non mi alterai troppo, anche perché sebbene avesse sedici anni, era già più alto di me. “Dispater ma se ti allontani devi dirmelo!” “Ehi, tu hai detto di fare quel che mi pareva, ed io ho seguito quelle ragazze fino a qui!” “Ma va, che vuoi farci con quelle? Sono fuori dalla tua portata.” “Tsk, come no, mi sottovaluti!” “Ma vai a casa a schiacciarti i brufoli, ragazzino!” Sì al tempo ne aveva sempre uno nuovo, è così divertente ricordarsi com’era da giovane in confronto ad adesso… “Beh io…” “Ma che stanno facendo?” Mi avvicinai e notai una pietra stranamente luminosa, rifletteva come uno specchio e le ragazze si stavano sistemando il cappellino, il ciuffetto di capelli, insomma, si stavano di fatto specchiando. Nella casa del Signore! E non solo loro, vidi altre donne fermarsi ad ammirarsi! “Belial, posso tornare a fare quel che mi pare?” “No, ora ti insegno come un diavolo può sconvolgere le persone.” Tutta quella vanità era inaccettabile! Decisi che era ora che quelle anime si pentissero seriamente e tracciai sul muro delle scritte necessarie, una specie di patto che stavo facendo con Santo Stefano, anche se non c’era nessuno ad approvarlo. “Che hai scritto?” “Ora lo vedi.” Le donne, dopo essersi specchiate, iniziarono a urlare o ad allontanarsi sorprese, scosse, dicendo a tutti che c’era qualcosa di strano, che vedevano la loro anima, addirittura! Dispater curioso si guardò nella pietra, non so cosa vide, ma ne sembrò davvero fiero. “Che figata, ma che hai fatto?” “Chiunque si specchi in quella pietra vedrà anche il suo peccato. Odio la vanità, e la odio anche e soprattutto in chiesa!” Stavo parlando con una delle persone più vanitose che conosco e al tempo non ne avevo nemmeno idea. “Vieni a vedere!” Non mi sono mai guardato in quella pietra ed ora è perfino diventata opaca, quindi la mia maledizione non solo ha funzionato, non sapete quante persone io abbia sconvolto, ed ora nessuno potrà più nemmeno essere tentato dallo scoprire il suo peccato. Sono tutt’ora soddisfatto di questa storia. Quando andammo nella locanda che avevo prenotato per me ero talmente euforico che stavo ancora parlando di quanto fossi geniale, tanto da non ricordarmi che avevo preso solo una stanza e l’avrei dovuta dividere con Dispater. “Belial, potevi però aggiungere alla maledizione che l’anima di chi si sarebbe specchiato nella pietra sarebbe appartenuta a te!” Aveva ragione. Era più sveglio di me, ma in quel momento ero accecato dalla rabbia di vedere tanta vanità! “Ma dobbiamo dormire insieme?” “Che vuoi farci, io due stanze non le pago. Dai, a dormire.” “Dormi per terra!” “Dormici tu.” “Ok, tanto sono abituato, l’ho fatto spesso a Parigi.” Mi sistemai sotto le coperte dopo essermi tolto le scarpe e la maglia. “Non mi impietosisci.” “Nemmeno un pochino?” “Già.” “Certo che sei crudele tu…” “Mio padre assisteva la santa inquisizione spagnola.” “OH!” Non disse più niente per un po’, mi stavo anche appisolando, soddisfatto. “Hai una bella schiena tu.” Tutt’ora non so se lo disse per mandarmi via dal letto o per provarci con me, con il senno di poi, propendo per la seconda, al tempo mi spostai su una poltrona sgangherata lì di fianco mettendomi a dormire. Non sono mai stato un bravo oratore quindi non mi sorprende se ho parlato di tutto fuorché del tema vero e proprio del racconto…In ogni caso ho maledetto io la città di Bologna e la sua pietra lucida, nonostante sia il mio posto preferito, c’è davvero tanta perdizione in quella città.


 
 
 

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Ciao, mi presento!

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Ed eccomi qui, pronta ad annoiarvi con una lunga e soporifera biografia. 

Nacqui nel lontano 1994 lo giorno 26 del mese di aprile. 

No, sto scherzando! A parte sul giorno di nascita, quello dovete ricordarlo perché ci tengo al mio compleanno! 

Semplicemente sono entusiasta di aver finalmente concretizzato questo progetto su cui lavoro, di fatto, da anni, anche se ho iniziato a scrivere il mio libro da molto meno tempo.

Su di me non vi dirò molto proprio perché sono certa che avremo modo di conoscerci un po' sia su facebook che su instagram, insomma, le pagine che servono a questo, e perché no, anche tramite la mia scrittura! 

Voglio però parlarvi del mio progetto, che è la cosa che conta di più, ma il progetto per me. Adhara è un sogno che finalmente sta prendendo vita, grazie anche al grande aiuto di persone che come me ci credono davvero! 

L'unica cosa che sento di aggiungere a questa falsa descrizione dell'autrice è che la cosa più importante quando avrete a che fare sia con il libro in sé che con le storie è che vi divertiate come mi sono divertita io nello scriverle. 

A questo punto, via, che ci fate ancora qui?

Andate a leggere! 

© 2018 Irene Morselli

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