Il diavolo dei desideri
- Irene Morselli
- 16 set 2018
- Tempo di lettura: 7 min

Raccontare questa storia da un lato mi imbarazza, perché mi hanno davvero fregato alla grande! Dall'altro lato invece ne sono davvero felice perché è stato un mio piccolo grande successo. Dato che non mi piace perdere tempo, parto subito con il raccontarvi la storia.
Il diavolo dei desideri
Nella periferia di Tokyo viveva questa ragazza come tante, bassina, con un fisico minuto, il viso piccolo e i capelli neri, lunghi ed ovviamente liscissimi. Si chiamava Chieko, nella mia lingua significa “bambina saggia”, e sebbene questa sia una storia di patti con il diavolo, vi assicuro che era davvero saggia, sagace ed intelligente. Si era trasferita da un paesino a sud di Osaka per frequentare l’università a Tokyo, ovviamente privata, non sei nessuno se fai le scuole pubbliche, e viveva con due coinquiline in un appartamento al primo piano di un palazzo piuttosto vecchio, in più lavorava in un bar per riuscire a guadagnare qualcosa. Non so se voi occidentali avete presente quei bar nella zona di Akihabara, dove le cameriere vestono il tipico abbigliamento dei peggiori hentai mai disegnati, cioè, insomma, non so come si definiscono, pur essendo un appassionato sono un po’ fuori da quel mondo. Insomma, il vestito che trovi anche nei negozi per vestirti da sexy cameriera, è abbastanza frequente da noi, oh ed il cerchietto con le orecchie da gatto. Va beh, non c’entra niente. Chieko kun era in realtà un po’ disperata per le tasse. Era indietro con degli esami e suo padre le aveva tagliato i fondi convinto che fosse a Tokyo solo per divertirsi. Quindi doveva pagare due rette e finire gli esami per potersi laureare in tempo e fare un lavoro dignitoso. Voleva diventare una stilista quindi gli esami non erano facili ed una notte, disperata per l’ingente mole di lavoro da recuperare, mentre si assopiva su delle bozze di stili, sperò di poter esprimere tre desideri come nel cartone Aladdin, tre desideri tutti per lei, che si esaudissero davvero. Il Giappone è ovviamente la mia zona quindi se c’è la possibilità di prendersi qualche anima intervengo io. Dunque quella era una occasione davvero ghiotta e mi presentai all'ora di pranzo nel locale in cui serviva Chieko kun. Lei servì al mio tavolo, mi portò il menù e, dopo, il ramen che avevo ordinato. Quando appoggiò la ciotola con le bacchette, notai sul suo volto una vera stanchezza e capii che era disperata, avrebbe venduto l’anima a me senza farsi troppe domande. “Quindi hai chiesto per tre desideri.” Le dissi mentre scartavo le bacchette e tiravo su il pezzo di carne nella ciotola. Lei mi guardò sbalordita tenendo il vassoio vuoto tra le braccia. “Io…Come lo sapete?” “Ma è ovvio, ho risposto al tuo appello.” Aprì la bocca sorpresa, stava per parlarmi quando il suo capo la richiamò a lavorare, giustamente sembrava stesse oziando. Feci il mio pranzo sereno e rimasi nel locale fino a che Chieko kun non staccò da lavoro. La aspettai fuori, avevo trovato i miei dolci preferiti proprio di fronte, la giornata era davvero positiva. “Quindi siete qui per esprimere i miei desideri?” “Certo, tre, come da tua richiesta. E puoi chiedermi quel che ti pare ed io lo esaudirò, parola di Mammon.” “Mammon sama, vi ringrazio infinitamente.” Si inchinò, l’unica cosa che mi sorprese in realtà fu essere chiamato sama, non ero certo abituato ad essere paragonato ad un Dio. “Chieko kun, allora, vuoi esprimere i tuoi desideri?” “Ma tu cosa ci guadagnerai?” In quel momento capii che era una persona davvero riflessiva ed attenta. “La tua anima. Tranquilla, il mio è un bel posto, insomma, un po’ fangoso, ma non è male.” Mi fissò con quegli occhietti a mandorlina, tanto dolci e in realtà tanto grandi. “Va bene, ancora grazie, Mammon sama!” “Ti prego di darmi del tu e di non appellarmi sama, Chieko kun. Non sono un Dio.” “Ma ci vai vicino!” “Ok ok, fai quel che ti pare. Allora, vogliamo esprimere questi desideri?” Annuì con decisione e mi guidò alla sua università mostrandomi sul cellulare le tasse non pagate. “Vorrei essere in pari con i pagamenti ed avere i soldi anche per la laurea.” “Tutto qui? Potevi chiedere di essere miliardaria!” “Oh no, mi accontento di questo.” “Va bene!” Sul cellulare apparvero tutte le rette pagate ed anche la domanda di laurea. Lei esultò contenta ringraziandomi più volte. “Prima del prossimo desiderio devo proprio andare in bagno!” La seguii fino ai bagni pubblici dell’università. Mi appoggiai alla parete fuori sbadigliando. Ci mise pochissimo ad uscirne. “Già fatto?” “C’è solo un bagno libero e col cavolo che ci vado.” “Perché? È fuori servizio? C’è la turca? C’è una finestra aperta che dà su un palazzo incredibilmente vicino con maschi guardoni?” “Ci potrebbe essere Hanako san!” Si mise le mani sulla bocca guardandosi intimorita attorno. Io…ero davvero allibito, siamo davvero così creduloni noi giapponesi? “Oh ma per favore, figurati se c’è! E poi di solito non sta nelle scuole superiori?” “Siamo in una università, non cambia molto! Vacci te se ne hai il coraggio!” “Ok.” “No, Mammon sama, aspetta, no!!” Entrai serenamente nel bagno, come diavolo giapponese conosco molto bene tutti gli spiriti liberi per la nazione e di certo so che Hanako san non si trova nei bagni universitari. Bussai alla seconda porta in fondo al bagno. “Hanako san, ci sei?” devo dire che guardai molto sorpreso la porta aprirsi e lo spirito della studentessa fissarmi sul gabinetto. Forse non mi riconobbe subito perché mi indicò pronta a parlare, poi sbiancò. “M-Mammon sama!” Mi fece un inchino. “Avete bisogno del bagno?? Lo libero subito!” “Brava, che cazzo ci fai all’università?” “Sono desolata ma in questo periodo i licei sono vuoti!” “Ah capisco. Chieko kun, il bagno è libero!” Mi ricordo ancora la faccia sconvolta di Chieko mentre entrava esitante nel bagno che le stavo tenendo aperto. Hanako san era ancora inchinata. Ricordo anche che uscì con la stessa espressione inchinandosi e chiedendo infinite scuse ad Hanako san perché le aveva preso il bagno. Lo stesso spirito si scusò per averlo occupato troppo a lungo. Misi una mano sulla schiena di Chieko andando con lei all’uscita del bagno. “Mammon sama, vi ringrazio infinitamente per essere passato, spero torniate a trovarmi!” “Chissà Hanako san, ciao.” Chieko quasi mi svenne tra le braccia una volta fuori dal bagno, si sollevò i pochi ciuffi corti davanti al volto guardandomi sconvolta. “Cioè tu potresti togliere quegli esseri mostruosi e li lasci qui?” “Non posso toglierli, però mi rispettano. Dai, un po’ di folcklore non ha mai ucciso nessuno.” “Ma quella cosa non era folcklore, era reale!” “Tranquilla, dopo i tre desideri non te ne ricorderai nemmeno. Dai, secondo desiderio?” “Ho bisogno di un tè prima…” “Uh, con gli anpan! No no, i chinsuko! Forse i dango…” “A me piacciono i melonpan.” “Facciamo prima, li prendiamo tutti.” Andammo in pasticceria a prendere i vari dolci poi a casa di Chieko kun per il tè. Fece tutto lei, il che la rendeva una ragazza ancora più adorabile, mi fece accomodare, sistemò i dolcetti su dei piattini carini, mise a bollire l’acqua e servì infine il tè. Io preferisco fare affari durante una buona merenda, infatti lei decise di chiedermi in quel momento il suo secondo desiderio. “Voglio aver passato tutti gli esami e dunque laurearmi in tempo!” “Di nuovo, tutto qui?” Ero davvero sorpreso dalla facilità di quei desideri, avevo avuto richieste tra le più disparate e laurearsi e pagare tasse non erano affatto paragonabili. “Sì. Senti, ma tu quanti anni hai?” “Troppi Chieko kun, lascia perdere.” “Ma sei sempre stato un arcidiavolo?” “Più o meno, ma qui entriamo nelle informazioni personali.” “No te lo chiedo perché…Mi incuriosiscono quei tatuaggi sul braccio. Sono tipo buddisti, giusto?” Mi illuminai probabilmente, io adoro che si parli dei miei tatuaggi e del buddismo, ambiente nel quale sono praticamente cresciuto. “Sì, indicano promesse che ho fatto e stipulato con altri diavoli.” “E le mantieni?” “Sempre. Non sto forse esaudendo i tuoi desideri come promesso?” “Certo…Allora sono pronta al mio terzo desiderio.” “Spara.” “Voglio che ti innamori di me e come prova del tuo impegno…Che mi regali la mia anima.” Ecco. Questo è il punto cardine della storia. Qui ciò che per me era una semplice bellezza, anche se con una simpatia ed una dolcezza disarmanti, divenne qualcosa di…fondamentale. Certo, Chieko kun era una di quelle persone che se avessi frequentato più di quell’unico giorno mi sarebbe davvero piaciuta molto, ma quel desiderio fu il colpo di grazia, perché come avevo promesso, non potei che innamorarmi. Davvero tanto. Per lei mi sono fatto un altro tatuaggio, una promessa di amore…E le ho lasciato la sua anima. Ci siamo frequentati per un anno intero prima che Chieko kun mi desse la notizia più bella della mia esistenza, e tutt'ora la considero tale. “Manny chan, ho appena scoperto una cosa importante.” “Di che si tratta?” Anche quella sera ero nella casa che avevo comprato per noi quando Chieko si era laureata ed aveva iniziato a lavorare per un atelier. Mi mostrò un test di gravidanza, sì, un test di gravidanza, positivo! Positivissimo! Penso che uno qualsiasi dei miei fratelli arcidiavoli sarebbe emigrato all’inferno per non farsi mai più vedere sulla terra mortale. Io ero assolutamente emozionato, felice, se ripenso a quel giorno quasi tremo ancora. “Sei incinta?!” “Sì…Sei felice?” “Io ne sono entusiasta!” La sollevai da terra baciandola, Chieko chan mi strinse forte e si mise a piangere all’improvviso. “Allora non mi ami solo perché ti ho fregato.” La guardai sorpreso e la baciai di nuovo. Il giorno della nascita della mia Mei è indelebile nella mia mente. Ci sono leggi, come sapete, e non potevo certo sposare Chieko o vivere con le mie donne, però in ogni momento importante, in ogni momento libero (e fidatevi nel nostro lavoro sono tanti) io ero con loro. Sono stato con loro per diciotto anni. Chieko chan è morta circa sette anni fa, per cause naturali purtroppo. E non è nemmeno nel mio girone perché, beh, le ho lasciato la sua anima, come ricorderete sicuramente. Pur sapendo che presto o tardi rinascerà, e che al momento attuale non posso vederla, sono felice che “mi abbia fregato” e Mei è tutt’ora la mia piccola gioia, anche se ha venticinque anni. Quando è nata mi sono fatto un altro tatuaggio, piccolo, vicino al cuore, che simboleggia la protezione. Difenderò sempre da ogni cosa, con tutto me stesso, la mia piccola Mei e i miei cari.
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