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Gli animali custodi

  • Immagine del redattore: Irene Morselli
    Irene Morselli
  • 16 set 2018
  • Tempo di lettura: 5 min

Sapete, in quanto Santo protettore delle chiavi del cancello del Paradiso, custode della giustizia, controllore dei pass per entrare, ne ho viste di cose. Il mio poi, non crediate sia un lavoro facile! Io vedo morti tutti i giorni, tutte le notti, ad ogni ora! Io decido chi entra e chi invece deve andare all’inferno! Io divido le persone, con che coraggio poi osate prendermi tanto in giro! - Pietro, che ne pensi se ora parlo io? – - Sealtiel, perché mi volete sempre togliere la parola?! – - Ti arrabbi troppo, poi ti viene l’ulcera Pietro, è per il tuo bene…Dai, lascia parlare me. – Quello che Pietro voleva dire in seguito probabilmente a moltissime lamentele, è che ci sono delle cose che anche se hai dei peccati da espiare, potrebbero permetterti di lasciare l’inferno, non è immobile come diceva il vostro poeta, o che addirittura potrebbero aprirti i cancelli del paradiso senza quella piccola necessaria espiazione. Ovviamente dipende molto dal peccato, se sei un goloso e dovresti passare in quel girone almeno per tre anni, allora potresti avere la possibilità di ridurre il tempo o evitare la pena. Se sei un serial killer, un pedofilo, un leader stronzo o quant'altro di davvero grave, allora sarà impossibile per te avere questa possibilità. Vecchie leggende narrano che “colui che aprirà oggi la sua porta ad un animale, avrà in futuro aperti i cancelli del paradiso grazie a quello stesso animale.” È vero, gli animali non sono sulla Terra per casualità, ma non sono neanche lì solo per farvi accedere al paradiso, non fraintendetemi. Porca puttana forse era meglio se lasciavo parlare Pietro, mi sento confusissimo. Insomma, vi spiego la cosa con una storia, così forse riuscirò a sbrogliare la lingua.


Gli animali custodi


Io sono nato a Vienna in una famiglia benestante, avevamo numerosissimi domestici ed io sono stato educato fin da bambino a diventare un soldato da mio padre. Severità e rigore erano alla base dell’addestramento, sciocchezze come la dolcezza, l’amore, l’affettuosità, erano cose da donne ed a loro dovevano rimanere. Anche per questo motivo non avevo molti amici, anzi, praticamente nessuno, ad eccezione di un ragazzo figlio di quella che era stata la mia balia. Era un giovane buonissimo ed amorevole, voleva bene a tutti anche se lo trattavano come una pezza da piedi. Insomma, assomigliava a Barachiel, o a Pietro, per farvi un esempio concreto. In casa mia era assolutamente vietato far entrare animali, eppure lui, che lavorava nelle cucine, aveva sempre una ciotola di carne da parte per i gatti o i cani che ogni tanto esploravano i nostri cortili. E si era preso anche parecchie botte per questa continua disubbidienza. “Jakob, tu devi spiegarmi perché sei così ostinato a voler sprecare della buona carne per qualunque esserino passi!” Gli chiesi un giorno. “Non è uno spreco, Sealtiel. Gli animali ci danno grande affetto e sanno sempre come ripagarci se gliene dimostriamo anche noi.” “Credi?” “Ne sono certo. Non è stato forse uno dei cani che nutrivo a cacciare quel lupo che ce l’aveva con noi quando avevamo sette anni?” Aveva ragione, ma mi sembrava ancora assurdo dare così tanto spazio a quei giovani randagi, soprattutto se doveva prendersi le botte, e le botte di mio padre non erano molto leggere. Quando mi invaghì di una amica di Jakob, Johanna, feci tutto il possibile per stare con loro. Iniziai ad affezionarmi ai gatti del quartiere, a nutrire i cani. Lo so era tutto nato per un secondo fine, ma mi trovai ad affezionarmi davvero a quegli esserini, tra l’altro io capivo anche cosa dicessero e scoprii in quel modo che il loro affetto era sincero. Mi sorpresi infatti che i miei genitori non ne volessero per casa, anche loro erano angeli ed anche loro sapevano cosa dicessero. C’era un gatto, arancione, che rinominai Schmusen, in tedesco significa “coccole”, e gli feci anche una cesta con una ciotola di latte fresco ogni giorno e di carne per riempirsi il pancino. Gli volevo un bene dell’anima, trovai anche il modo di aprirgli un passaggio in camera mia e lui veniva a dormire tutte le notti con me. Schmusen era affettuoso ma anche schizzinoso ed attento, un po’ come me, nonostante non mi ritenga affettuoso come lui. Capiva dal rumore dei passi chi si stesse avvicinando alla sua zona e se non eravamo io, Jakob o Johanna, lui scappava, si metteva al sicuro. Sia chiaro, nessuno della mia famiglia avrebbe mai ucciso un animale, ci limitavamo a cacciarli se necessario. Secondo mio padre bastava non dargli da mangiare, in quel modo lo avrebbero cercato altrove e non sarebbero più tornati, ma come ho detto prima e già sapete, questo Jakob lo faceva sempre. Eravamo un ristorante per animali. Insieme a Schmusen credevo di poter superare tutto, ogni cosa, lui c’era quando affannato dalla vita militare, desideravo solo di affondare nel letto e non lasciarlo mai più, lui c’era quando confessavo i miei sentimenti per Johanna, c’era quando ero arrabbiato con il mondo. Era una specie di fratello peloso. E quando si faceva male, io ed il mio potere eravamo tutti per lui. Fino a che il mio potere divenne inefficace contro la vecchiaia. Schmusen era già un gatto grande quando ci siamo affezionati, quindi invecchiò in fretta e purtroppo, quando morì, capii perché i miei genitori non volevano animali. Gli volevo talmente bene che la sofferenza fu atroce. Mi svegliavo di notte perché non lo trovavo nel letto, piangevo davanti alla sua cesta. Tutta l’educazione anti affettiva che avevo ricevuto era stata cancellata da un gatto. Anche Jakob morì giovane, per una brutta malattia che i dottori non riuscirono nemmeno a diagnosticare. Mi trovai solo e travolto da tanti affanni, rischiai di morire ad una esercitazione per un colpo di fucile di un mio compagno distratto, che aveva erroneamente caricato l’arma e, scordatosene, mi sparò nella pancia. Quel giorno incontrai Raphael, mi salvò la vita e mi disse che avevo il potere per diventare un arcangelo. I miei genitori erano emozionatissimi, sia di vedermi respirare ancora, sia di quella importante carica raggiunta. Raphael mi portò a Gan e davanti ai cancelli venni fermato proprio da Pietro. “Sei Sealtiel, vero?” “Sì…” “Ah, quel tuo amico, Jakob, arrivato pochi mesi fa era proprio un dritto!” “Un che?” “Avrebbe dovuto scontare una pena piuttosto lunga nel girone di Belial, decisamente era troppo prodigo.” “Oh no, ma Jakob era buonissimo, non meritava certo l’inferno!” “Sealtiel, in questi casi, l’inferno è solo una punizione, una cosa da ricordare nella prossima vita. Va bene essere prodighi, ma non quando annulli te stesso completamente come faceva Jakob.” Disse Raphael. “Ma…” “Ma lo troverai già qui dentro se vuoi salutarlo. Forse non lo sai, Sealtiel, ma quando hai la gratitudine di un animale, il suo parere conta molto per Pietro.” Guardai Pietro sorpreso. “Lui aveva la gratitudine di così tante bestiole che non ascoltare la loro voce sarebbe stato assurdo!” “Allora è vero, Jakob diceva sempre che gli animali aprono le porte del paradiso.” “Solo a chi lo merita.” Vidi Schmusen strusciarsi contro le sbarre del cancello, facendo le fusa. Mi guardò con i suoi occhi verdi miagolando. “Schmusen!” “Ah giusto, quella è la tua bestiola, vero? Raphael, appena darai le stanze a Sealtiel, ricordati il gatto.” “Naturalmente.” Presi in braccio Schmusen e lui mi rimase a fianco perfino in quel nuovo allenamento per diventare arcangelo e tutt'ora è l’unica macchia arancione in una camera altrimenti bianca. Una dolcissima, morbida e pelosetta macchia arancione che mi accompagna da più di un secolo.


 
 
 

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Ciao, mi presento!

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Ed eccomi qui, pronta ad annoiarvi con una lunga e soporifera biografia. 

Nacqui nel lontano 1994 lo giorno 26 del mese di aprile. 

No, sto scherzando! A parte sul giorno di nascita, quello dovete ricordarlo perché ci tengo al mio compleanno! 

Semplicemente sono entusiasta di aver finalmente concretizzato questo progetto su cui lavoro, di fatto, da anni, anche se ho iniziato a scrivere il mio libro da molto meno tempo.

Su di me non vi dirò molto proprio perché sono certa che avremo modo di conoscerci un po' sia su facebook che su instagram, insomma, le pagine che servono a questo, e perché no, anche tramite la mia scrittura! 

Voglio però parlarvi del mio progetto, che è la cosa che conta di più, ma il progetto per me. Adhara è un sogno che finalmente sta prendendo vita, grazie anche al grande aiuto di persone che come me ci credono davvero! 

L'unica cosa che sento di aggiungere a questa falsa descrizione dell'autrice è che la cosa più importante quando avrete a che fare sia con il libro in sé che con le storie è che vi divertiate come mi sono divertita io nello scriverle. 

A questo punto, via, che ci fate ancora qui?

Andate a leggere! 

© 2018 Irene Morselli

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