top of page

Dante's inferno

  • Immagine del redattore: Irene Morselli
    Irene Morselli
  • 16 set 2018
  • Tempo di lettura: 6 min

Me lo ricordo come fosse oggi. Era la notte tra il 13 ed il 14 settembre 1321. Sembrava una serata come tante, ma di lì a poco sarebbe diventata la sera più bella della mia vita. Probabilmente a molti di voi questa data non dirà assolutamente nulla, e neanche a me lo diceva prima che Azrael, l’angelo della morte, passasse nel mio girone. Come al solito stavo per andare a dormire, era piuttosto tardi, ero stato in mezzo al chiasso tutto il giorno a litigare con anime fraudolente che credevano di poter essere più sagaci ed intelligenti di me, avevo davvero bisogno di dormire. Azrael, essendo l’assistente diretto di zia Morte, può venire quando gli pare e gli devi dare l’assoluta precedenza. Il suo lavoro non si può né fermare né ostacolare. Non serve che tu ti giri a guardarlo, sentirai comunque la sua presenza mentre il freddo ti ghiaccerà il sangue nelle vene e la pelle formicolerà come se stesse venendo fritta. “Mefistofele…” La voce di Azrael è rigida, perturbante, sembra una lama che si conficca nella tua carne. Mi girai, mi capirete, esitante. Incrociai i suoi occhi praticamente bianchi, lo avevo visto già tantissime volte, ma ogni singola volta dovevo studiare il suo aspetto. Il viso pallido, le quattro cicatrici sull’occhio destro come se fosse stato graffiato da un gatto gigante, i segni sul petto, il mantello nero, l’enorme falce tra le mani. “Dimmi Azrael…” “Non mi fissare.” “No, no, guai mai!” “Sto andando a Ravenna a prendere delle anime, c’è qualcuno che devo far presente a S. Pietro perché ti appartiene?” “Se magari, è dal 1313 che in Italia non chiudo più contratti, basta che gli dica che sono il signore dei fraudolenti e quelli si cacciano a ridere! Vai a prendere qualcuno di importante?” Azrael sorrise, o meglio, sembrò una terribile smorfia di puro odio sul suo volto. “Vado a prendere quel poeta che ti ha umiliato.” “Vai a prendere Alighieri?!” Azrael si allontanò annuendo, io reagì subito, era finalmente arrivato il giorno!

Il vero destino di Dante Alighieri

Io, Mefistofele, arcidiavolo potentissimo, signore dei fraudolenti, ero stato preso in giro da un omuncolo con il dono della bella favella. Ah, anche io so fare le rime. Quella presa in giro dura ancora nei secoli perché purtroppo è tipo la frase più bella dell’intera commedia per i ragazzini maledetti che la studiano “Ed elli avea del cul fatto trombetta.” Una me n’è scappata, UNA e nemmeno rumorosa! Chissà cosa aveva sentito poi! Eravamo in tre e lui l’ha associata a me! Ma non gliela avrei fatta passare liscia! Dato che il purgatorio non è altro che un punto neutrale di incontro tra angeli e demoni, ovviamente il suo destino non era quel regno, ma con le sue immense doti di padre della lingua, poeta, latinista, eccetera, rischiavamo che andasse direttamente in paradiso. Quindi andai dal migliore alleato che potessi trovarmi in quel momento: Caronte! Caronte non è un banale traghettatore, tutti pensano sia così solo perché il fiume ha un nome simile a lui. In verità Caronte è la nostra alternativa a S. Pietro, - accoglie – le anime, che smista per i gironi a cui sono destinati, e quando finisce la loro pena, se finisce (Non è scontato), li manda verso il paradiso o direttamente verso una nuova vita. Caronte era stato umiliato quanto me, anzi, di più, e spesso mi confessava che odiava il “nasone maledetto” “poeta di questo gran paio di palle”, cose poco lusinghiere insomma, quando ci facevamo un goccio insieme. In quel momento stava sbrigando il suo solito lavoro noioso, per fortuna non stava venendo tormentato da qualche arcangelo e dalle loro squallide battutine, era fin troppo tardi, stavano sicuramente dormendo. “Caronte!” “Mefistofele, magari più tardi ci facciamo un buon vino, ma ora ho troppo lavoro arretrato!” “Caronte, Azrael sta andando a prendere Alighieri!” Il suo volto si illuminò, batté forte il pugno sul suo leggio facendo tremare l’intera fila di anime. “Pietro lo farà accedere al paradiso, dobbiamo fare qualcosa!” “Andiamo all’ufficio!” “Ma a quest’ora è chiuso!” “Ma io so dove si trova Baron!” “Andiamo!” Caronte mise il suo solito cartello con scritto chiuso sul leggio ed insieme andammo in fretta nel girone dei traditori. L’ufficio era vicino al palazzo di Asmodeus e così anche gli alloggi degli impiegati. Io conoscevo bene Baron perché mi faceva sempre saltare la fila quando avevo bisogno di qualcosa. Certo disturbarlo a quell’ora di notte non era accettabile, ma era una causa di forza maggiore! “Dobbiamo chiamare Asmodeus?” “Figurati, quello ci ha fatto un figurone con la commedia! Bastiamo noi!” Bussai al portone di Baron che mi aprì davvero dopo un sacco di tempo e noi non potevamo perderne così tanto, insomma, Azrael è velocissimo nel suo lavoro. “Mefistofele ma che cazzo…” “Baron, amico mio, sta arrivando un’anima eccelsa ma che si è comunque macchiata di peccati da scontare! Ma temiamo che Pietro la lasci passare lo stesso.” Lui si grattò confuso il viso barbuto per poi farci entrare in casa e prendere i suoi occhialini. “Chi è quest’anima?” “Dante Alighieri.” “Oh Mefistofele…Non posso condannare un’anima perché ti sta antipatica.” Caronte si mise a borbottare come una pentola a pressione. “Ha dei peccati, non può saltare le pene!” “Sentiamo, di cosa si sarebbe macchiato?” “Lussuria, ha desiderato una donna dopo essersi messo l’anello al dito.” “Oh via, questo non è nemmeno un reato, non ci ha fatto niente con quella donna a parte scriverle sonetti.” “Beh vorrei proprio sentire cosa avrebbe da dire sua moglie a riguardo!” “Io in quanto burocrate vi dico che non è un peccato di cui possa essere accusato.” “Ma lo ha scritto lui stesso che sarebbe andato in purgatorio per quel peccato, e dai!” “Questa è una tua supposizione, Mefis.” “E va bene…Allora…Tradimento! Ha condannato il suo migliore amico all’esilio, dove lui ha contratto la malaria…O qualche malattia mortale, chi si ricorda, ed è morto. Ma se Alighieri non lo avesse condannato non sarebbe successo.” Baron si sistemò gli occhiali giocherellando con i capelli ricci, con aria pensierosa. “Oh e poi superbia!” “Un sacco di superbia!” Esclamò Caronte. “Si loda sempre, si crede superiore a Firenze ed ai fiorentini tutti…E all’Italia! – Ahi serva Italia… - ma chi si crede di essere?? E nella sua superbia ha pure creduto di essere destinato al purgatorio e dunque al paradiso!” “Ah, certo che tu sei abile, eh, Mefistofele.” Mi misi a braccia conserte sogghignando orgoglioso. Baron scrisse qualcosa su un foglio per poi consegnarlo a Caronte. “Datelo a Pietro.” Corremmo in paradiso ed arrivammo giusto nel momento in cui toccava ad Alighieri. Azrael se ne era già andato da un pezzo, la fila era lunghissima come solito e Pietro stava controllando il suo libro per definire la destinazione di Dante. “Beh signor Alighieri, senza dubbio devo…” “Fermo!” Gridai, corsi vicino a Pietro seguito da Caronte che respirava già affannato per il troppo correre. Dante ci guardò sorpreso, riconoscendoci subito. “Ma…Caronte ed il Signore dei fraudolenti?!” Disse con quel suo marcatissimo accento toscano. “Ma che ci fate qui?” “Pietro, non puoi ammetterlo al paradiso, ha delle pene da scontare!” “Ma infatti sono già certo di dover andare in purgatorio.” “Aho, statte un po’ zitto!” “Ma sei romano?” Tirò fuori dalla manica una specie di papiro lunghissimo. Cioè è morto e si è portato dietro una copia della sua opera, vi rendete conto di quanto possa essere superbo uno così?! “Ah no Mefistofele, Caronte, sono peccatucci da nulla!” “No no, lo ha scritto Baron!” Caronte diede il foglio a Pietro mentre Dante ci guardava ad occhi sgranati. “Oh…Beh in effetti almeno cinque anni non glieli può togliere nessuno. Bene, inferno, quattro anni dai traditori ed uno dai superbi.” “Ma i superbi non sono una pena del purgatorio? Ma perché devo andare all'inferno, chi ho tradito? E tra cinque anni che succede?” “Dante, vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare!” Esclamò all’improvviso Caronte. “Vieni, Dante, vieni! Andiamo all'inferno!” Gli misi le mani sulle spalle spostandolo dalla fila di Pietro. “Solo cinque anni, ma siamo vicini di girone, ti giuro che saranno intensi e ti pentirai di avere un olfatto così fine! E stavolta né Beatrice né Virgilio potranno difenderti!” Scoppiai a ridere spiegando le ali e Dante…Svenne. Tra le mie braccia tra l’altro. “Capisci Mefis? Si fanno beffe di noi da anni e nessuno prende in giro lui che continua a svenire perfino da morto!” Quanto aveva ragione. In più capirete che cinque anni non sono stati abbastanza per rifarsi del fatto che ancora oggi tutti studiano la sua opera e continuano a prendere in giro me e Caronte senza pietà. Dopo Dante non abbiamo mai più permesso a nessun vivo di visitare i nostri regni, peccato, perché con Enea e S. Paolo era andata bene. Ed è doppiamente un peccato perché ho perso un’occasione di contratto anche a causa di questa storia.


 
 
 

Post recenti

Mostra tutti
Walpurgisnacht

Come forse non tutti sanno, nella notte di Valpurga, i popoli antichi celebravano l’avvento della primavera, con danze, falò e cibo, era...

 
 
 
Vacanze da dimenticare

Vi ricordate l’estate che vi ho raccontato? Quella quando, ancora quindicenne, fui costretto ad andare a casa dei Von Adelmann in seguito...

 
 
 
Un'estate da dimenticare

Era il 1879, io avevo già 15 anni. Mio padre aveva aiutato il signor Von Adelmann vittima di un furto in città a dicembre. Il padre di...

 
 
 

Comments


Iscriviti ora

Ciao, mi presento!

  • White Facebook Icon
  • White Instagram Icon

Ed eccomi qui, pronta ad annoiarvi con una lunga e soporifera biografia. 

Nacqui nel lontano 1994 lo giorno 26 del mese di aprile. 

No, sto scherzando! A parte sul giorno di nascita, quello dovete ricordarlo perché ci tengo al mio compleanno! 

Semplicemente sono entusiasta di aver finalmente concretizzato questo progetto su cui lavoro, di fatto, da anni, anche se ho iniziato a scrivere il mio libro da molto meno tempo.

Su di me non vi dirò molto proprio perché sono certa che avremo modo di conoscerci un po' sia su facebook che su instagram, insomma, le pagine che servono a questo, e perché no, anche tramite la mia scrittura! 

Voglio però parlarvi del mio progetto, che è la cosa che conta di più, ma il progetto per me. Adhara è un sogno che finalmente sta prendendo vita, grazie anche al grande aiuto di persone che come me ci credono davvero! 

L'unica cosa che sento di aggiungere a questa falsa descrizione dell'autrice è che la cosa più importante quando avrete a che fare sia con il libro in sé che con le storie è che vi divertiate come mi sono divertita io nello scriverle. 

A questo punto, via, che ci fate ancora qui?

Andate a leggere! 

© 2018 Irene Morselli

bottom of page